Il 9 febbraio 2021 è morto a 87 anni Franco Marini. I mezzi di comunicazione lo hanno celebrato ricordando i suoi molti ruoli da segretario generale della Cisl a presidente del Senato, ministro del Lavoro, segretario del Partito popolare italiano ed europarlamentare. Lui, però, amava definirsi "sindacalista".
I cislini lombardi non sempre lo hanno amato, ma con lui i rapporti sono stati intensi e costruttivi. Di seguito alcune testimonianze di dirigenti che con lui hanno percorso un pezzo di storia della Cisl.
“…il ruolo del pubblico impiego nella Cisl di Como e in Lombardia era assolutamente marginale rispetto alla realtà preponderante dell'industria. A livello nazionale invece la Federpubblici era una categoria importante. Il leader nazionale era Franco Marini, dipendente della Cassa per il mezzogiorno”.
“Nel congresso del '73 e nei periodi successivi avevo una posizione strana in casa Cisl, perché pur essendo in Federpubblici, che a livello nazionale era allineata con la tesi due di Scalia e Franco Marini, io ero con tesi uno con Storti e Carniti. A Como ero schierato con l'industria e con me c'era la scuola media. La categoria però non mi ha creato nessun problema, era venuto Marini a fare un'assemblea per spiegare le tesi di Scalia e poi mi hanno invitato a una cena dove Marini insisteva perché mi schierassi con loro, ma io non ho cambiato idea e questa cosa nella Cisl di Como è stata molto apprezzata”.
“Con Franco Marini sono sempre rimasto amico pur essendomi schierato con tesi uno senza mezzi termini e con chiarezza. Questa è la bellezza della nostra organizzazione, finite le discussioni si tornava ad essere persone con rapporti splendidi”.
“Da via Tadino ad un certo punto mi chiesero di entrare nella segreteria regionale. Accettai solo per spirito di servizio verso l’organizzazione. Era il 1980. ... In quel periodo era in corso un dibattito interno tra “sinistra” e “destra”, tra “carnitiani” e “mariniani”. Ti mettevano addosso l’etichetta: quelli di sinistra dicevano che io ero di destra, quelli di destra che ero di sinistra. Io mi consideravo “carnitiana” ma ero anche amica di Marini. Per me al primo posto c’è sempre stata la Cisl e basta…. e poi la nostra gente, gli iscritti certe cose non le capivano. Nel 1983 si pose poi il problema della successione a Pillitteri, che fu chiamato a Roma a sostituire il presidente dell’Inas … non si trovava la quadra. Un bel giorno mentre mi trovavo a Roma … venni chiamata nell’ufficio di Marini, con Carniti in ospedale perché aveva avuto un infarto. Marini, senza troppi giri di parole, mi disse che insieme a Carniti avevano deciso di affidare a me l’incarico di segretario generale della Cisl lombarda”.
“Nel ‘79 sono entrato nella segreteria regionale della Filca e sono diventato segretario generale fino al 1988. Quell'anno si sono presentati due casi: il primo era la richiesta di Franco Marini di andare a Roma insieme a Raffaele Bonanni, il quale mi disse che ci sarebbe andato se fossi andato anch’io, ma io avevo dei problemi con i miei genitori anziani e sono rimasto a Milano. Allora mi proposero di entrare nella segreteria regionale della Cisl. Il mio passaggio probabilmente è stato un record. La decisione è avvenuta all'hotel Nasco, alle due di notte, alla presenza di Franco Marini”.
“Nel 1985 ho manifestato l'intenzione di andar via, ma avevo grande pressione dal regionale e dal nazionale perché non lasciassi, addirittura mi aveva mandato a chiamare Franco Marini a Roma”.
“Poi Sartori si è ammalato e siamo andati a trovarlo insieme a Carniti a casa sua nelle ultime settimane di vita e il testimone di quella componente è passato nelle mani di Franco Marini. Marini, che da segretario della Federpubblici era stato uno dei fondatori dell'opposizione interna insieme a Macario, Frandi e Armato, dopo ha cambiato posizione. … Un comportamento che però lo ha premiato, infatti è diventato prima aggiunto di Carniti e quindi segretario generale della Cisl”.
“In occasione il congresso del ’73 la Cisl ha rischiato la spaccatura sul tema dell'unità sindacale. Io mi ero identificato molto in Pierre Carniti, ero ancora nella Fisba e ho portato la mia categoria di Mantova sulla posizione dell'unità. Marini è venuto a Mantova per fare un incontro con gli antiunitari e io mi sono impegnato, insieme a tutti coloro che erano disponibili, a boicottare quella manifestazione. Come segreteria abbiamo deciso di cambiare tutte le serrature e ritirare le chiavi degli uffici e delle sedi che abbiamo tenuto in tre: io come segretario generale e altri due, per evitare che potessero esserci dei colpi di mano”.
“In occasione del congresso del 1989 avevo già superato i due mandati ed era mia intenzione lasciare. Segretario generale nazionale era Franco Marini il quale, venuto a conoscenza di questa mia intenzione, mi ha chiamato a Roma chiedendomi di restare. Io però ho mantenuto la mia decisione”.
“La segreteria andò in crisi, arrivò un nuovo esterno mandato dalla confederazione, il reggente Carlo Mitra. … Una cosa che non poteva stare in piedi e infatti ci si divise, discussioni feroci, ordini del giorno, fino a quando Franco Marini, diventato segretario generale, ci chiamò e la scelta fu che lasciammo tutti e due e Natale Forlani divenne il nuovo segretario generale. E io sono tornato in Lombardia”.
“Nel 1983 sono diventato presidente dell'Inas nazionale. Un giorno è venuto Franco Marini a casa mia dicendomi che la segreteria nazionale aveva preso questa decisione annunciandomi che me l'avrebbe detto Pierre Carniti, che allora era il segretario generale della Cisl. … Una settimana dopo l'incontro con Marini mi ha chiamato Carniti chiedendomi di andare a Roma che aveva bisogno di parlarmi. Ho subito pensato “ci siamo”. All'incontro con Carniti questi mi ha spiegato che avevano deciso il mio nuovo incarico, ma subito si è reso conto che lo sapevo già: “Te l’ha detto quel pettegolo di Marini”. Non ho mai avuto grandi simpatie per Marini”.
“Marini poi mi ha detto che dovevo andare ai pensionati nazionali. Sono andato in pensione e sono passato ai pensionati dove, con un'operazione preparata per tempo, sfruttando l'esperienza dell'Inas e l'impegno verso la Fnp, siamo passati da novecentomila a oltre due milioni di iscritti”.
“Mi sono impegnato per l'unità sindacale a Brescia. L'unica Unione in Italia che ha detto sì all'unità con tutte le categorie, compresa la Federpubblici e la Fisba. Venne Marini a scontrarsi con me, dicendo: “Io sono contrario, ma so già che voterete come dice Melino”.
“Nell'86 ho lasciato. Non avevo più voglia di fare il pendolare inoltre un po' era cambiato il clima. Non ho lasciato solo io in quel periodo. Anche Bruno Provasi e Lorenzo Moroni, segretari generali dei metalmeccanici e dei chimici, hanno lasciato quell'anno. Difficile spiegare in che senso il clima era cambiato. Segretario generale in quegli anni era Franco Marini, ma non fu per lui che lasciai”.
“Nel momento in cui si doveva fare il segretario generale della Flerica al posto di Trucchi i candidati erano due: Mariani e il sottoscritto. … In quel momento Franco Marini mi propose di candidarmi per il Senato, ma quest'operazione non riuscì e quando mi si prospettò l'ipotesi di andare a Bruxelles al Comitato economico sociale io accettai di buon grado e Mariani mi fece la proposta di restare in segreteria cosa che feci, ma dopo un anno dissi basta perché ormai il mio impegno prioritario era a Bruxelles”.