martedì 19 maggio 2020

I 50 ANNI DELLO STATUTO DEI LAVORATORI

Sono passati 50 anni dal 20 maggio 1970, la storica data in cui fu approvata la legge 300, lo "Statuto dei lavoratori". Fu indubbiamente una svolta per le relazioni industriali e la democrazia sindacale, frutto di anni di lotte operaie aspre per l'affermazione di diritti fondamentali e il rispetto della dignità del lavoro.
Qui sotto alcune testimonianze su come fu conquistato quell’importante risultato e le prime esperienze di assemblee nei luoghi di lavoro rese possibili dallo Statuto.

Nel 1969, quando ancora non era in vigore lo statuto dei lavoratori e i dirigenti sindacali esterni non potevano entrare in fabbrica per tenere le assemblee, noi abbiamo organizzato l'ingresso di Trentin, allora giovane dirigente della Fiom. Un gruppo abbastanza numeroso di delegati e di commissari, in gran parte della Fiom, e alcuni giovani si sono dati appuntamento sul cancello numero cinque. Trentin ha iniziato a parlare con me mentre i guardiani curavano soprattutto i vecchi delegati noti per essere comunisti. A quel punto Trentin mi ha preso sottobraccio e siamo entrati senza problemi. Se ne sono accorti troppo tardi, quando ormai il leader sindacale era dentro la fabbrica e cominciava a stringere le mani agli operai presenti. Quella con Trentin fu una grande assemblea, lui in piedi sulla scala che saliva verso la mensa, con migliaia di operai ad ascoltarlo. 

La mia prima assemblea in fabbrica dopo l'approvazione dello Statuto dei lavoratori l’ho fatta alla Plasmon, dove era iniziata una riduzione di personale. Avevamo ottenuto dodici ore di assemblea per il settore degli alimentaristi prima della legge. La gente partecipava, ma non è che ci fossero le fanfare. Il problema era più per noi. Mi ricordo un'assemblea alla Galbani dove erano tutti uomini. In gran parte macellai, che quando avevano da uccidere il maiale a casa si facevano male apposta. Ero emozionata, dovevo prepararmi, però erano momenti positivi. Quando c'era da andare in assemblea a far approvare degli accordi nazionali stipulati a Roma c'era sempre qualcuno contrario e quindi bisognava saper reggere il confronto. Ricordo anche un'assemblea in un'azienda metalmeccanica con tutte donne dove dovevo spiegare la piattaforma sulle pensioni. A un certo punto sentivo un continuo tic tic tic tic, erano i ferri per lavorare a maglia. Era un’usanza diffusa tra le donne durante le assemblee. Distratta da quello sferruzzare, non riuscivo più a proseguire e allora ho chiesto che smettessero e loro hanno accettato. 

L'approvazione dello Statuto dei lavoratori ha creato la possibilità di entrare in fabbrica e in quel periodo mi sono divertito moltissimo e credo di aver dato il meglio di me nelle assemblee. Era quello che mi mancava, prima si volantinava e si facevano riunioni fuori dalla fabbrica. La mia prima assemblea è stata alla Fratelli Tragni di Lentate sul Seveso, lì lavorava Maurizio Mariani che ha lasciato anche lui la fabbrica per impegnarsi nel sindacato. Si emozionava e quando l'ho portato la prima volta in assemblea ha vomitato. All'inizio non molti venivano alle assemblee, qualcuno aveva timore, era una novità, poi piano piano la partecipazione è cresciuta e le assemblee sono diventate un grande momento di partecipazione. Lo Statuto dei lavoratori ha cambiato profondamente la modalità di lavorare dell'operatore sindacale nell'approccio ai luoghi di lavoro.

L'approvazione dello Statuto dei lavoratori ha cambiato il modo di fare sindacato. Noi metalmeccanici abbiamo conquistato il diritto all'assemblea nel contratto del 1969, ma a Lecco avanzavamo questa richiesta già prima. Si facevano le assemblee durante gli scioperi per il contratto che chiedeva questo diritto forzando le situazioni. In diverse piccole aziende, peraltro, spesso il padrone evitava di fare opposizione e ci lasciava entrare senza problemi. La mia prima assemblea in fabbrica è stata alla Fiocchi, dove c'era un padrone che si sentiva un po' un ducetto e abbiamo dovuto aprire i cancelli. 

Con lo Statuto dei lavoratori è cambiato profondamente il modo di fare sindacato, è stata una frattura netta. Prima dello Statuto, quando si dovevano distribuire i volantini bisognava stare sul marciapiede opposto all'ingresso del cantiere. Se si doveva volantinare in più aziende e non si riusciva a farlo contemporaneamente, non si poteva affiggerli ai pali intorno al cantiere perché usciva la guardia e li strappava. È cambiato il clima, ma sono cambiate anche le regole. La Cisl teoricamente era contraria alla legge che regolava i rapporti di lavoro, ma non si è opposta. Io ero contento per queste nuove regole. La Cisl dopo l'approvazione dello Statuto è cresciuta in maniera esponenziale.

La lotta per il rinnovo del contratto nazionale del ’69 fu dura, con tre mesi di scioperi, cortei, manifestazioni e arresti. Su un punto Confindustria era particolarmente irremovibile: il diritto alle assemblee in fabbrica. Si decise allora di organizzare uno sciopero generale nazionale di 4 ore, portando i sindacalisti in fabbrica, violando le regole. Io sono andato alla Breda Siderurgica e prima ho accompagnato alla Falck Pio Galli, segretario nazionale della Fiom, e poi Pier Carniti, segretario generale della Fim. A novembre si firmò il contratto con Intersind e il gennaio successivo quello con Federmeccanica. 
Il 30 maggio 1970 si conquista lo Statuto dei lavoratori, la parte relativa alla rappresentanza sindacale è quella contenuta nel contratto dei metalmeccanici.