Ho iniziato a lavorare a 12 anni
alla Righetti, fino a 14 anni. Poi sono entrato alla Carniti fino a 19 anni,
quando sono andato militare. Sono stati anni molto duri per noi ragazzi, perché
a mio giudizio il Carniti non era una persona umana. Se mentre lavoravo si
rompeva una punta, me la faceva pagare. C'erano delle quindicine o dei mesi in
cui non prendevamo neanche la metà dello stipendio. Ci veniva trattenuto per
pagare i danni fatti, che in realtà erano cose che succedevano nel lavoro
normalmente. Sono stato soldato un anno in Grecia. Due anni di prigionia in
Germania.
Rientrato dalla Germania mi sono
ripresentato alla Carniti. Prendono tutti gli operai degli altri paesi e noi
eravamo in tre di Annone e non ci prendevano a lavorare. Io dicevo “ma qui c'è
qualcosa, c'è anche l'obbligo che i prigionieri, i reduci, le ditte li devono
assumere, ma noi di Annone non ci prendono”.
Un mattino eravamo davanti al portone
della fabbrica, arriva Carniti, scende dalla macchina, entra in portineria e
viene verso di noi. Voi tre siete di Annone, dice. Voi andate a casa dal vostro
barbone di sindaco e ditegli che vi prenda lui a lavorare. Allora abbiamo preso
la bicicletta e siamo tornati a casa. Allora ho detto agli altri due amici
"non diciamo al nostro sindaco che gli ha dato del barbone" perché
non era un barbone Gabella che ha aiutato molta gente. Noi reduci ci ha dato un
vestito a
tutti, ci ha dato per un mese un etto di carne al giorno, tre etti di pane
bianco e diversa biancheria. "Andiamo solo a dirgli che il Carniti dice
che quelli di Annone non li prende e non sappiamo perché".
"E pensare che quell'uomo lì
c'è perché c'ero io in Comune, perché se non c'ero io può darsi che qui ad
Annone ci lasciva le penne" “per cosa?” chiediamo noi. "Un inverno si
era fermato il camion a Suello in mezzo alla neve. Allora per portarlo ad
Oggiono sono stati chiamati dei contadini di Annone che glielo hanno trainato a
Oggiono. Questi contadini si aspettavano una ricompensa ed aspettavano in
portineria. Allora il Carniti li ha minacciati “prendo il telefono e vi faccio
portare via tutti”. I contadini allora sono andati a casa. Dopo la liberazione è
stato chiamato ad Annone in Comune a rispondere dei propri comportamenti e si è
trovato di fronte quegli uomini che erano diventati dei partigiani. Uno diceva
'lo facciamo fuori?" un altro "diamogli un sacco di botte" e io
ho cercato di far di tutto per salvarlo quest'uomo. E così è stato. Se non
c'ero io non so come sarebbe andata a finire. Comunque voi state tranquilli e
vedrete che entrerete alla Carniti. Ditemi la data del primo giorno in cui siete
andati a chiedere il posto e quando rientrerete tutti quei giorni vi saranno
retribuiti. E così è stato. Il giorno dopo siamo andati là e siamo stati assunti.
Come lui aveva detto".
Era bravo quel sindaco, era ingegnere, ed è rimasto senza un soldo perché imbrogliato dai suoi amministratori di cui si
fidava troppo. Alla Carniti ho lavorato fino alla fine del ‘77.
Negli anni successivi la Carniti
è sempre stata in testa alle battaglie sindacali. Con la Cgil i rapporti a volte sono diventati anche molto
duri. Qualche volta siamo arrivati a metterci le mani addosso, però prima di
prenderle le abbiamo anche date. E' successo anche quello. La ditta però è
andata a finire molto male con il fallimento.