Testimonianza raccolta in occasione della pubblicazione del libro “L’idea del dialogo. Cultura del lavoro, contrattazione, relazioni industriali nella chimica italiana”, di Costantino Corbari, BiblioLavoro, Sesto San Giovanni (Mi), 2017
A 14 anni ho
iniziato a lavorare in una panetteria dove sono rimasto tre anni e poi sono
andato in un'officina, assunto come manutentore nell'ambito dell'idraulica e
dell'impiantistica in generale, fino a quando sono partito per il servizio
militare. Al ritorno, nel 1974, l'azienda mi ha mandato a fare un intervento su
una centrale termica in Bayer e in quell'occasione mi hanno segnalato che
cercavano dei manutentori per la loro officina. Io non ero molto interessato,
perché il lavoro che facevo mi piaceva, guadagnavo abbastanza bene e andavo
spesso in giro, ma i miei genitori hanno spinto perché facessi domanda, perché
la Bayer era una grande azienda e quindi un posto sicuro.
Così nel 1976 ho iniziato a lavorare a Garbagnate come manutentore, in un reparto che allora era composto di settanta, ottanta persone, perché tutti gli interventi erano gestiti internamente e ancora non c'erano state le esternalizzazioni delle attività.
Così nel 1976 ho iniziato a lavorare a Garbagnate come manutentore, in un reparto che allora era composto di settanta, ottanta persone, perché tutti gli interventi erano gestiti internamente e ancora non c'erano state le esternalizzazioni delle attività.
Organizzazione del
lavoro
Quando sono entrato
in Bayer a Garbagnate lavoravano circa seicento persone. C'erano la parte
farmaceutica, la parte agraria, la parte chimica, c'era un reparto dove
facevano gli spray e uno dove si producevano alimenti per animali. Nello stesso
stabilimento c'erano cinque reparti di produzione molto differenti tra di loro.
Lo stabilimento è nato nel 1946 e quest'anno compie settant’anni. Si chiamava
Cofa, che voleva dire Cooperativa farmaceutica, e vedeva già una prima presenza
di Bayer, più avanti è stato totalmente acquisito dalla società tedesca. Non è
mai stato uno stabilimento completamente farmaceutico, si sono sempre svolte
diverse attività, anche se la farmaceutica ha sempre avuto un ruolo importante.
Col tempo la Bayer ha trasferito a Filago, in provincia di Bergamo, la chimica
e gli spray. Più avanti ancora anche la zootecnia è stata trasferita e
praticamente è rimasta solo la farmaceutica, che però ha subito una profonda
trasformazione. Un tempo si producevano alcuni prodotti importanti come
l'aspirina effervescente, ma nel 1989, con la caduta del muro di Berlino e con
l'esigenza di dare lavoro all'ex Germania dell'Est, l'aspirina effervescente ci
è stata tolta. E’ stato un momento difficile, ma questo nel lungo periodo si è
rivelato un fatto positivo perché l’azienda ha fatto un grosso investimento su
un nuovo prodotto, la Ciprofloxacina. Si tratta di un impianto che abbiamo solo
noi nel mondo, che produce un antibiotico che ci ha permesso di combattere la
battaglia per la sopravvivenza dello stabilimento e di arrivare all'evoluzione
degli ultimi anni, con il risultato di passare dai 35 ai 63 milioni di pezzi
che abbiamo prodotto nel 2015.
Man mano che si
perdeva produzione l'occupazione è calata, ma non è mai stata fatta cassa
integrazione, la gestione del personale è sempre stata fatta in modo
responsabile. C'è sempre stato un sistema di relazioni ottimo e questo ha
permesso di gestire tutto nel modo migliore. Oggi gli occupati sono 240, numero
stabile da quasi quindici anni perché ci sono state cessioni di società ma
anche acquisizioni.
La produzione è
realizzata su linee di due tipi: nella parte del confezionamento lavorano tre
persone per ogni linea; nell’area di produzione del principio attivo, cioè
delle compresse, ci sono delle macchine che nella parte inferiore assemblano i
prodotti e in quella superiore li creano. Si lavora su tre turni. Negli anni in
cui eravamo in difficoltà siamo stati i primi ad avere accettato non solo
l'inserimento del terzo turno notturno, ma pure la possibilità che lo facessero
anche le donne. È stata una battaglia molto dura e mi ricordo che siamo stati
molto attaccati, ma credo che quella scelta abbia permesso di continuare ad
assumere donne nello stabilimento e di fare anche una lotta di emancipazione,
perché se un turno lo può fare un uomo non si capisce perché non lo debba poter
fare una donna.
La manodopera si è
trasformata col passare del tempo. Siamo passati da lavoratori che avevano la
quinta elementare o la terza media a persone generalmente diplomate. Il
personale grosso modo è suddiviso tra operai e impiegati al 50%. Il 60% è
composto di uomini, il 40% di donne. Le donne sono molto presenti nell'ambito
dei laboratori, ma anche nella produzione e nel confezionamento. In produzione
il personale indossa una tuta con un grembiule bianco. La manodopera negli anni
scorsi arrivava dai paesi intorno alla fabbrica, oggi invece abbiamo persone
che vengono anche da fuori. Per le ultime generazioni la distanza non è un
problema.
I processi
produttivi hanno subito una spinta innovativa forte. Produciamo con norme molto
restrittive che derivano dai paesi esteri con cui lavoriamo, perché siamo
sottoposti ai controlli dei ministeri delle Salute dei Paesi dove esportiamo e
siamo oggetto di continue ispezioni. L'ambiente di lavoro è più che pulito.
Quest'anno abbiamo
in budget dieci miliardi di compresse di Cardioaspirina da esportare in Cina e
l'Italia è l'unico paese che ha la licenza per produrle per il mercato cinese.
Sindacato
Mi sono iscritto al
sindacato un paio d'anni dopo essere stato assunto. C'era un delegato della
Cisl, Roberto Donzelli, che mi ha contattato facendomi la proposta di
iscrivermi. Sapevo cos'era il sindacato e ho scelto la Cisl perché ritenevo che
in Cisl ci fosse maggiore democrazia, maggiore pluralismo e soprattutto contava
il valore delle persone. Alle elezioni per il rinnovo del consiglio di
fabbrica, nel 1979 o ’80, sono stato eletto e da lì è iniziata la mia
lunghissima esperienza sindacale che prosegue ancora oggi. Eravamo una decina
di delegati e un esecutivo composto di quattro persone. Ho fatto parte
dell'esecutivo dopo due anni dalla prima elezione. In un periodo così lungo di
impegno ho affinato molto la mia esperienza, anche sul lato umano, perché oggi
le persone hanno tantissimo bisogno di sostegno, non tanto sul piano del lavoro
quanto su quello personale.
I lavoratori
partecipano alle iniziative sindacali. Alle assemblee sono presenti il 60, 65%
degli addetti, dipende qual è l'argomento di cui si parla. Quando i temi sono
di carattere generale la partecipazione è decisamente limitata. Grande
partecipazione c'è stata quando abbiamo presentato Fonchim, perché si è toccato
l'interesse vivo delle persone. Negli anni Settanta il clima generale era
diverso e la partecipazione era certamente maggiore.
Un tempo, quando in
azienda i dipendenti erano circa seicento, la Cgil aveva oltre duecento
iscritti e adesso ne ha una trentina mentre la Cisl ne ha una settantina, dal
centinaio che eravamo. Con la Cgil non ci sono mai stati particolari problemi.
La Uil ha sempre avuto una presenza scarsa in questa azienda. Oggi la Rsu è
composta quasi completamente da noi, abbiamo quattro rappresentanti della Cisl,
uno della Cgil e uno della Uil. Non ci sono mai state altre presenze
organizzate in fabbrica. Ci hanno provato qualche volta, ma non ci sono mai
riusciti. Al contrario di quanto avvenuto a Filago, dove sono presenti Ugl e
Cobas.
Fare trent'anni di
sindacato in un'azienda come questa è stato certamente positivo, con un sistema
di relazioni industriali altrettanto positivo e ricco di significato.
Relazioni
industriali
Non siamo mai stati
così bene dal punto di vista delle relazioni sindacali come in questo momento.
Fin dagli anni Settanta si sono sviluppate delle relazioni positive. Se c'è un
problema se ne parla, ci si riunisce intorno al tavolo, si discute e si cerca
di capire come trovare le soluzioni. Abbiamo avuto l'esigenza di fare due
commesse fondamentali: una di Cardioaspirina per la Cina, perché c'era stata
una richiesta fuori dal normale, e una di Xarelto, che è un altro prodotto
importante che ha avuto un grande successo inatteso. Naturalmente ci hanno
chiesto di dare una mano. Noi abbiamo fatto due accordi sindacali per
realizzare il ciclo continuo, la prima volta per quattro mesi, la seconda volta
per cinque. Nell'arco di due settimane abbiamo fatto incontri, assemblee e
definito l'intesa. Una modalità di relazioni costruttiva, figlia di chi in
questi anni ha costruito questo sistema di rapporti e questo modo di operare.
Lo stabilimento di Garbagnate l’ha nel proprio Dna.
Nel 1992 la Bayer ha
promosso la costituzione del primo Europa forum, un anno prima che entrasse in
vigore la legge della Comunità europea che istituiva i Cae, i Comitati
aziendali europei. È stata un'esperienza bellissima da una parte, ma terribile
dall'altra, perché mi hanno incaricato di portare il benvenuto a nome dei
lavoratori italiani ed è stata un'emozione fortissima, non so come ho fatto a
leggere il testo che avevo preparato. Successivamente sono entrato nel Joint
committee, che è praticamente l'esecutivo dei comitati aziendali europei, e
oggi rappresento i lavoratori di Bayer Italia in questi ambiti. Sono strumenti
che hanno un ruolo reale. Certo, le decisioni le prende l'azienda, ma noi
abbiamo la possibilità, la responsabilità e il ruolo per dire la nostra e far
cambiare, oppure far riflettere, rispetto a certe decisioni o a certe
valutazioni che vengono fatte. Quando ci sono novità, cambiamenti, dopo ogni
incontro nelle assemblee si fa il resoconto delle cose più importanti e i
lavoratori apprezzano questa nostra azione.
Oggi stanno
cambiando molto le dinamiche aziendali, cambia profondamente il ruolo del
personale, c'è sempre meno potere da parte delle nostre controparti, c'è sempre
più dipendenza dalle business unit, c'è sempre maggiore responsabilità sociale
da parte dell'azienda, mentre noi non abbiamo più la forza che avevamo una
volta. Costruire qualcosa di nuovo che riguardi tutta l'azienda è molto più
complicato rispetto al passato.
Contrattazione
Questa è un'azienda
che ha un'attenzione particolare al problema della sicurezza. Un aspetto
prioritario, sia da parte nostra che da parte della direzione. Nell'arco degli
anni abbiamo avuto dei problemi, ma li abbiamo sempre gestiti in un confronto
quotidiano. Questo stabilimento, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, ha
avuto un grave problema di inquinamento chimico e l'azienda ha deciso di fare
una serie di interventi con gli investimenti necessari per mettere tutto in
sicurezza.
In termini di orari
flessibili in Bayer abbiamo fatto di tutto, da quest'anno nei calendari abbiamo
inserito anche un orario flessibile di mezz'ora per chi lo richiede, in
particolare per le donne che devono ad esempio portare i figli a scuola o
all'asilo. Abbiamo sperimentato ciclo continuo, 3×5, sabati lavorativi, orari
anticipati e posticipati e altro ancora. Questo sulla base di richieste
aziendali, ma anche di nostre proposte. Se l'azienda fa una richiesta, noi
facciamo delle controproposte per trovare il giusto equilibrio. Abbiamo fatto
tre mesi lavorando il sabato su due turni, e trovare di sabato lavoratori
disponibili per il secondo turno non è stata una cosa semplice, ma siamo
riusciti a farlo.
Di fronte alle
richieste aziendali di fare orari aggiuntivi noi, con degli accordi aziendali,
chiediamo di far assumere delle persone, anche con contratti a termine, perché
questo deve essere l'elemento forte che caratterizza la nostra azione, inoltre
vogliamo la distribuzione della redditività del risultato che portiamo a casa.
Considerando sempre l’elemento della presenza, perché ritengo che sia giusto
premiare chi dà di più.
Abbiamo un premio di
partecipazione da quando è stato costituito nell'ambito del contratto nazionale
di lavoro. Sono anni che raggiungiamo il 100% del premio, con l'ultimo accordo
fatto la media è stata sopra i duemila euro.
Per quanto riguarda
l'inquadramento si seguono le regole del contratto nazionale. I livelli non
vengono regalati, ma non sono nemmeno occasione di scontro. Quando si è
verificata qualche situazione di un lavoratore che chiedeva di essere
inquadrato a un livello superiore, una volta verificata la situazione, la
direzione ha sempre posto rimedio in tempi brevi. L'azienda, peraltro, ha una
politica di una tantum abbastanza corpose che coinvolge molte persone.
Nel 1981 siamo stati
i primi a fare un accordo sindacale nel quale abbiamo sostenuto che per
mantenere l'occupazione eravamo disponibili a discutere di mobilità tra
stabilimenti. L'accordo prevedeva che se c'erano problemi in uno stabilimento i
lavoratori potevano spostarsi in un altro in base alle necessità. È stato un
accordo molto innovativo che ha aperto la strada ad altre intese, non solo in
Bayer.
Quando ci sono state
delle dismissioni o esternalizzazioni siamo sempre intervenuti, facendo accordi
sindacali a tutela dei lavoratori che uscivano dalla Bayer, di modo che fossero
mantenuti inquadramento, professionalità e salario. Non abbiamo mai avuto
l'impressione che l'azienda facesse queste scelte semplicemente per liberarsi
di manodopera e quindi abbiamo sempre affrontato il problema, discusso e
gestito i cambiamenti. E non ci sono mai state molte persone coinvolte. In
un'azienda che ha 2.500 dipendenti in Italia la possibilità di trovare
soluzioni o ricollocazioni è stata tutto sommato facile da individuare. Scioperi
in azienda se ne sono fatti negli anni Settanta, ma poi non ce ne sono più
stati perché il rapporto di fiducia che si è instaurato nel corso degli anni,
nonostante il cambiamento di diversi manager, ha consentito di gestire le
difficoltà sempre in questo modo.
L'accordo più
recente che abbiamo fatto è quello sulla reperibilità che riguarda tutto il
gruppo in Italia e che si inserisce nell'ambito delle azioni per la sicurezza.
Due anni fa abbiamo rinnovato l'accordo aziendale del quadriennio, che prosegue
lungo un percorso ormai consolidato. Possiamo dire che le cose vanno abbastanza
bene, chiaro che in una multinazionale bisogna sempre stare attenti perché le
condizioni economiche internazionali non sono certo facili in questo momento.
Welfare aziendale
La bilateralità è
sempre stata una condizione fondamentale, magari prima era molto a parole e
adesso è più nei fatti, e nel rinnovo per il quadriennio abbiamo individuato
delle proposte specifiche sul welfare. Esiste un portale dal titolo “We welfare” di Bayer Italia dove i
lavoratori trovano una parte dedicata alla famiglia, di sostegno sul piano
economico, una seconda dedicata ai servizi e una terza parte dedicata agli
acquisti con sconti del 20, 25% pagati dall'azienda. Sicuramente ci sono
aziende che hanno fatto molto di più sul piano del welfare rispetto a noi, ma
dobbiamo tenere conto che questa è un'azienda che sui problemi delle persone è
sempre presente.
Abbiamo un cral
aziendale gestito sostanzialmente da ex dipendenti, organizza molte cose, le
gite, le iniziative per i bambini. C'è una biblioteca.
Abbiamo Fonchim e
Faschim. La Bayer aveva un fondo pensioni che nel 1994 è stato trasformato con
degli accordi sindacali eccezionali, innovativi, e abbiamo costruito un nuovo
fondo pensioni che successivamente è confluito in Fonchim. E’ stata
un'esperienza molto sentita e molto condivisa, gestita per la parte aziendale
dal dottor Luigi Roveda e per la parte sindacale dal professor Guido Baglioni.