mercoledì 15 aprile 2020

PAOLO NARDINI 1 - Fim, Cisl - Lecco

Trascrizione testimonianza raccolta in occasione della pubblicazione del libro “Lo sciopero di Giacomo. Un secolo di solidarietà operaia a Lecco e nel suo territorio”, di Costantino Corbari, Periplo Edizioni, Lecco, 1995

Nel 1961 segretario della Fim. Segretario dell'Unione dal ‘69. Segretario regionale nel ‘76. Preparato dalla Cisl per essere un contrattualista del P su H, attraverso un corso annuale di esperti di contrattazione al Centro studi Cisl di Firenze.

Guzzi. Responsabile di zona a Mandello era Bonanomi che dice agli attivisti Cisl di entrare.
De Tommaso. Il prefetto era una macchietta. Impomatato, tutto liscio di brillantina, con il cameriere con i guanti. In trattativa c'era Lanche un colonnello dei carabinieri.
Contrattazione aziendale. A Lecco la Cgil è sempre stata favorevole, anche se loro chiedevano solo aumenti. All'inizio degli anni '60 la Fiom era maggioranza, ma la Fim piano piano era riuscita a diventare maggioranza in numerose fabbriche, c'è stato un passaggio di egemonia. Quando sono diventato segretario della Fim loro erano 7.000 e noi 1.500. Noi poi siamo diventati 5.000 e loro rimasti sostanzialmente stabili. Negli anni del tesseramento unitario siamo diventati circa 8.000 per parte e la Cisl contava circa 20mila iscritti. C'è stata quindi un'esplosione della Cisl e questo si è visto anche nelle politiche, perché la gente veniva da noi perché vedeva che era la Cisl che indicava le nuove linee.
In una prima fase abbiamo cercato di contrattare i cottimi, per controllare cottimi e rendimenti e ce l'abbiamo anche fatta. Dopo il '67 non abbiamo più avuto forza sindacale per il cattivo esito del contratto nazionale. E' stato un periodo di transizione. Poi piano piano nel ‘68, ‘69 la contrattazione ha ripreso vigore. Ha cominciato a salire la volontà di rivendicazione dei lavoratori.
Prima del '69 i punti di riferimento in fabbrica erano le élite operaie. Invece si è trasformata la presenza quindi quando hanno cominciato a venire avanti le rivendicazioni e le prese di posizione dure dell'operaio comune ha cominciato a cambiare tutto. Tutta la strategia che si era costruita negli anni precedenti è saltata. Il cottimo non era più un problema.
Dopo è emersa una linea ideologica che puntava al salario uguale per tutti. Segretario della Fiom era Panozzo, che veniva dai gruppi Lenin. Caviglioli ha fatto un percorso simile. Le posizioni erano vicine a quelle extraparlamentari. Il Centro Fim di Chiuro, la popolazione era spaventata perché mettevano gli altoparlanti rivolti verso il paese e .suonavano bandiera rossa.

Il sistema metalmeccanico milanese dava forza anche al sindacato di Lecco.
Giulio Foi. Era facile in quel tempo essere arrestati. Abbiamo trattato con la questura. Venne liberato per ragioni di ordine pubblico. Non credo fossero spaventati perché la voglia di liberarlo l'avevano anche loro. La Questura aveva capito che era stata una sciocchezza e forse i carabinieri avevano esagerato con l'arresto. In realtà non c'è stata nemmeno una trattativa, ma si è studiato insieme il modo di farlo uscire più in fretta possibile.
Però la manifestazione è stata massiccia. Foi è uscito fuori tra due ali di folla esultante.
Unità d'azione. A Lecco quando segretario della Fiom diventa Viganò, operaio, uomo pratico, intuitivo, si riesce subito a sviluppare una buona collaborazione fin dai primi anni '60. Poi se a Lecco riuscivi a tenere insieme i meccanici, voleva dire tenere insieme il sindacato.
Imec. La Cisl aveva 1.000 tessere, ma le facevano i tessili nazionali. C'era un segretario nazionale dell'abbigliamento che aveva un rapporto personale e privilegiato con la Imec per cui tutto quello che avveniva alla Imec lo seguiva lui, lo contrattava lui. L'accordo aziendale della sas in realtà la fatto lui. Fu un accordo da sindacato giallo.
Il segretario della sas era il capo del personale. Segretario della Cisl di Lecco in quel periodo era Vittorio Panzeri. La Fim non condivideva, ma quell'accordo, fatto e gestito dal sindacato nazionale, veniva sbandierato come positivo esempio di contrattazione aziendale.
La Chiesa. La Chiesa lecchese non era molto vicina al sindacato. L'assistente delle Acli è stato mandato via perché i padroni hanno protestato contro don Farina. E' venuto a Lecco il card. Colombo ad inaugurare la funivia che andava ai Piani d'Erna e lassù, durante la cerimonia, gli industriali hanno chiesto la testa di don Farina. I preti erano divisi. Qualcuno, soprattutto i più giovani, erano dalla nostra parte. C'erano preti che predicavano in chiesa contro lo sciopero ad esempio quello di Civate contro gli scioperi alla Star.

Pubblico impiego. I maestri erano organizzati. Golfari ha fatto il segretario del Sinascel per circa un anno. Era direttore didattico.
Tubettificio Ligure. Il titolare era Guzzi, figlio del titolare della Moto Guzzi. Oggi è morto. Nel periodo di guerra era stato partigiano. Tornato a casa ha messo in piedi una attività che produceva tubetti dei dentifrici o lattine della birra, sia in banda stagnata che in alluminio. Questo aveva come personale dirigente tutti i partigiani che erano stati con lui in montagna ed era un personaggio tutto suo, della sinistra, comunista, però finanziava un circolo culturale che aveva molto successo. Assumeva le puttane che volevano redimersi. Era un'azienda di circa 400 dipendenti. Era un'azienda che rendeva e rendeva anche molto perché i diversi partigiani avevano una dedizione verso la fabbrica che non era la dedizione di un dipendente. Gli volevano bene a questo padrone perché era il loro comandante e quindi c'era un rapporto di fiducia, di dedizione, di amicizia di questo gruppo dirigente del Tubettificio che dava dei risultati di efficienza nettamente superiori. Era quasi una comunità. Lì, ad esempio, abbiamo fatto un accordo sulla disciplina, che poi è stato distrutto dal 68,69. I lavoratori non venivano più giudicati dal padrone, avevamo stabilito una particolare procedura di arbitrato. C'erano due passaggi di conciliazione, il primo era la commissione interna che difendeva il lavoratore e una trattativa con la direzione se si riusciva a trovare un accordo. Il secondo passaggio era direzione con il sindacato e il terzo passaggio era un arbitrato indipendente. Sui rimproveri, sui provvedimenti disciplinari anche minori, non solo su eventuali licenziamenti. L'azienda non era iscritta alla Confindustria.
Inoltre l'azienda faceva il contratto nazionale a parte. Tutte le volte che si apriva il contratto nazionale si andava lì, si chiedeva di più, lui lo dava, e si chiudeva subito.
La sede era ad Abbadia Lariana. Poi l'azienda è fallita ed è subentrato l'Efim. Guzzi è rimasto nella memoria della gente lecchese. Stimato da tutti. Lo chiamavano anche “vacchettificio ligure” perché ci lavoravano in gran parte donne. Non era una azienda modello, bensì una esperienza in cui la comunanza dell'esperienza della Resistenza aveva portato a notevoli risultai aziendali. Un venditore, Piero Losi, che era stato commissario politico di una Brigata Garibaldi, quando parlava del Tubettificio Ligure non parlava della fabbrica dove lavorava, parlava della sua vita con una grande immedesimazione. Questo genere di rapporti sindacali arriva fino al 68, la storia aziendale prosegue anche oltre.