Trascrizione testimonianza raccolta in occasione della pubblicazione del libro “Lo sciopero di Giacomo. Un secolo di solidarietà operaia a Lecco e nel suo territorio”, di Costantino Corbari, Periplo Edizioni, Lecco, 1995
Sono nato il 4.5.1922. Ho sempre lavorato nella stessa ditta le Officine di Costamasnaga. Quando sono entrato, nel 1941, eravamo in 650.
I raggi erano stati costituiti per organizzare un presenza dei cattolici nelle fabbriche. Erano una presenza ecclesiale. Che quella fosse la forma per evitare il controllo dei fascisti, io non me ne rendevo conto, evidentemente stavano preparando il 25 aprile e allora ci hanno buttato dentro.
Oggi noi cattolici abbiamo una nostra capacità critica, ma allora eravamo talmente fedeli che non domandavamo nemmeno perché ci mandavano a fare alcune cose. Non sono stato partigiano. Io ero dell'Azione cattolica. A fine guerra sono entrato nel Cln aziendale. C'ero io, un comunista, un socialista, il Partito d'azione. Abbiamo fatto anche qualche epurazione e abbiamo purtroppo esaminato anche qualcuno che aveva fatto alcune "marachelle" nel periodo fascista.
La fabbrica era stata bombardata, passavamo più tempo fuori dai capannoni che dentro. La fabbrica era presidiata dai tedeschi, perché costruivamo le carrozze per i soldati che dovevano andare al fronte. Dopo la guerra per un po’ di tempo ci sono stati gli americani.
Nei raggi nasce la Democrazia cristiana e nasce la corrente sindacale cristiana. Io non pensavo nemmeno a quelle cose, pensavo fosse solo una presenza religiosa.
I raggi non erano collegati tra loro. Erano una presenza delle parrocchie all'interno della fabbrica. La tessera degli aderenti al raggio si chiamava pagella, perché la tessera non potevano darla. A quei tempi la tessera era una sola, quella fascista.
Gabriele Invernizzi segretario della Camera del lavoro. Zini segretario degli alimentaristi Cisl.
Il Cln aveva contatto con l'ambiente politico di Como. Non condividevamo le idee fasciste e quindi l'impegno sindacale è nato poco a poco naturalmente dall'iniziativa dei raggi, che inizialmente avevano il compito di collegare gli operai con la parrocchia. I raggi non erano un movimento antifascista, lo erano senza saperlo. Erano una presenza ecclesiale nella fabbrica.
Sciolto il Cnl sono diventato membro della commissione interna.
Sono sempre stato minoranza. La prima volta che abbiamo votato i comunisti hanno preso 385 voti, la corrente cristiana 65 e questa storia è andata avanti per tanti anni. Io ai signori comunisti ho sempre detto in faccia quello che pensavo e quindi mi hanno sempre rispettato. Naturalmente quando andavo a raccogliere i soldi delle tessere (i bollini) loro mi correvano davanti e dicevano non dare i soldi a quello lì, quello è uno dei sciuri. Era così dappertutto. Le Officine di Costamasnaga erano uno degli stabilimenti più rossi della zona. Gli operai arrivavano in treno da Monza, da Lecco.
Come era la situazione allora? Quando i rossi comandavano, comandavano. Però, accadevano anche fatti strani. Una volta sono andato a fare gli esercizi spirituali a Triuggio e in portineria ho trovato un mio compagno di fabbrica, militante comunista.
Ho partecipato alla scissione. Sono stato in commissione interna fino al 1964. Poi ha avuto un infortunio e sono rimasto con un occhio solo. Allora la ditta mi ha messo allo spaccio interno che si stava organizzando proprio allora e così ero fuori. Ero solidale, ma non potendo esser più dentro non partecipavo più alla commissione interna. Facevo sciopero anch'io. Chiudevo la mia bottega, anche se scioperavo contro di me, perché chi non faceva la spesa durante lo sciopero, veniva dopo e quindi lavoravo il doppio. Quindi dal ‘64 all'81 ho fatto il bottegaio, l'esercente per la ditta.
Nelle aziende metalmeccaniche la lotta è stata dura, qualche volta si è anche esagerato, ma diciamolo chiaro, tutto quello che ci stanno togliendo adesso è stato conquistato allora. I comunisti sono stati cattivi e noi abbiamo esercitato una funzione di moderazione ma oggi io dico che siamo maturi per l'unità sindacale. Noi non ci accorgiamo ma si sta processando la classe operaia in questo momento. Quindi, per difenderci, non si può più stare divisi. Parecchio ci hanno già tolto, ma continueranno se non c'è unità. La lotta di classe la fanno anche loro, non solo gli operai. Quando quelli che sono contro di noi ci umiliano fanno anche loro lotta di classe. Quindi c'è la necessità di difendersi. Persino coloro che hanno molto sofferto per migliorarsi, stanno abbandonandoci perché loro hanno migliorato. Quando dico a qualcuno che dobbiamo preoccuparci per la scuola, mi sento rispondere: ma mio figlio si è già diplomato, laureato.
Io sono per l'unità sindacale perché bisogna difendersi.