lunedì 5 ottobre 2020

Radio e televisione

Contributo pubblicato nell'ambito del volume "Comunicando. Prime regole per informare, spiegare, coinvolgere". Scuola permanente Federazione nazionale pensionati Cisl, Roma, 1998  

Fare televisione

Il mezzo. La televisione è un mezzo freddo, offre pochi dati e quindi favorisce un alto livello di partecipa­zione o di completamento da parte del pubblico, sti­molando il coinvolgimento emotivo. Raggiunge un elevato numero di persone e ciò che comunica è generalmente percepito come impor­tante. Massimizza l’efficacia combinando suoni e immagine.

Gli obiettivi. Occorre individuare con precisio­ne gli obiettivi della nostra iniziativa di comunicazio­ne e verificare se il mezzo televisivo sia effettivamen­te lo strumento più adatto per raggiungerli.

Il target. A chi ci rivolgiamo? Chi è il nostro pubblico? La corretta individuazione del target ci permetterà di definire i linguaggi da usare e i ritmi della nostra produzione. La messa in onda terrà conto della probabilità di “intercettare” proprio quel pub­blico, in quell’orario.

Il copione. Non è ancora il testo definitivo cui ispi­rarsi in scena, ma la scaletta di massima. Punti tema­tici, particolarità, elementi da evidenziare. Luoghi. Tempi. Persone da invitare.

Il testo. Si parte dalla scaletta, si arricchisce in base al materiale ripreso. Testo sintetico; frasi brevi; pause; spazio alle immagini. Ricordate: 10 righe = 1 minuto.

Gli strumenti. Oggi le cineprese digitali per ripre­se esterne, sono alla portata di molte tasche. Ma tutto il contesto (suono, in testa) richiede organizza­zione professionale. Ricordate: qualità inferiore = meno pubblico = cat­tiva immagine dell’emittente.

Le riprese. L’operatore deve conoscere l’argo­mento; sapere in anticipo ciò che deve riprendere, ma deve anche essere in grado di sviluppare autono­mamente i contenuti del servizio. Che tipo di immagini servono (documentarie, vita vissuta, ecc.) durata del pezzo in onda, inquadrature utili.

Le interviste. Importanti per offrire testimonianze dirette o per sottolineare aspetti che non si possono espri­mere diversamente. Brevi; in situazione o in studio.

La grafica. Facilita la comprensione. Accompa­gna il testo. Sottolinea elementi significativi. Aiuta la lettura di dati e tabelle.

La colonna sonora. Crea un determinato clima. È dunque utile anche nei servizi di informazione. Ritmi musicali adeguati al movimento delle immagini.

Il montaggio. Ritmo freddo: informazioni; imma­gini che accompagnano il testo. Ritmo caldo; pubbli­cità, cinema; montaggio con stacchi brevissimi.

I  titoli. Di testa, come indici e sommari di quel­la puntata. Di coda, come ringraziamenti e rinvio ad appuntamenti successivi. Uno spazio importante. Valu­tare bene quanto “strillare” la sigla sindacale, fin dall’inizio della trasmissione, e renderla sobria, come “editore” non invadente. 

Fare radio

Il mezzo. La radio è un mezzo caldo, estende il senso dell’udito fino a un’alta definizione, fino allo stato in cui si è colmi di informazioni. Ciò comporta una limi­tata partecipazione degli ascoltatori, mentre stimola la riflessione fantastica. Per questo la radio è spesso presente anche durante il lavoro o sullo sfondo di una conversazione.

Gli obiettivi. È indispensabile verificare se per gli obiettivi della nostra azione di comunicazione il mezzo radiofonico sia effettivamente lo strumento più adatto.

Il target. Le emittenti radiofoniche sono gene­ralmente più specializzate rispetto a quelle televisi­ve, con pubblici differenziati e fedeli. A chi ci rivolgiamo? Chi è il nostro pubblico? La corretta individuazione del target ci permetterà di defi­nire innanzitutto a quale rete offrire i nostri servizi e quindi i ritmi della nostra produzione.

La scaletta. Titoli, contenuti e tempi della pro­duzione. La programmazione del nostro lavoro. La defi­nizione dei ritmi della conduzione.

Il testo. Testo sintetico. Frasi brevi. Notiziario: tutto deve essere scritto prima. Il conduttore legge con voce chiara e abbastanza veloce. Intrattenimento: si lavora su un brogliaccio. Il conduttore deve essere spontaneo e saper improvvisare.

Gli strumenti. La qualità del segnale dell’emit­tente radiofonica e le zone di reale copertura. La voce del lettore. La simpatia del conduttore. Bassa qualità = cattiva immagine.

L’emissione. Preferire sempre la diretta. Solo per il notiziario è utilizzabile la riproduzione su cassetta, con l’obiettivo di diffonderlo su più emittenti.

La musica. Le scelte musicali indirizzano l’ascolto, selezionano il pubblico. Ritmi e tempi musicali devo­no essere adeguati al target individuato. Stacchetti tra i blocchi logici di testo.

La sigla. Annuncia il nostro appuntamento. Ben identificabile, di facile memorizzazione, accattivante. 

Un programma tutto nostro

Un notiziario sindacale diverso dagli altri solo per­ché gestito dal sindacato alla fine risulterà un TG o un radiogiornale come gli altri, solo un po’ più noioso.

Il sindacato ha una sua specificità nell’ambito dell’informazione di servizio. Dobbiamo dare notizie che servono all’ascoltatore, non scimmiottare gli altri noti­ziari. Possiamo offrire informazioni utili. Ne abbiamo tantissime: lavoro, previdenza, casa, fisco, consumi, tempo libero, ecc. Servono strutture e mezzi adegua­ti. Togliamoci dalla testa che chi è capace di fare bei filmetti con la sua Sony o parlare in un microfono, automaticamente sappia fare radio o televisione. Serve grande professionalità. E strumenti adatti.

Appoggiamoci ad uno studio di produzioni tele­visive oppure ad una emittente locale. Ma, soprattut­to, tracciamo un piano editoriale preciso, con obietti­vi chiari e un target mirato. Non è possibile (salvo dispor­re di una montagna di soldi) pensare a trasmissioni che vanno bene per tutti, anche se dobbiamo sempre ricordarci che parliamo ad un pubblico vasto, non ai nostri iscritti o, peggio ancora, ai nostri dirigenti.

Infine, chi va in televisione o interviene in radio deve essere capace di farlo. Non è un dono saper stare davanti ad una telecamera o parlare in modo chiaro, non è ne facile ne difficile, serve prepararsi. E se un segretario non funziona, in tv o in radio non ci deve andare, anche se è il “generale”. Per lui ci saran­no altre e diverse opportunità. Meglio nessuna imma­gine che una cattiva immagine. 

Una trasmissione TV per i pensionati

    Il primo problema che ci si pone quando dentro il sindacato ci accingiamo a progettare un programma televisivo per i pensionati, è cercare di creare il giu­sto mix di notizie sindacali, informazioni utili e momenti di intrattenimento, che siano in grado di catturare l’attenzione del pubblico cui vogliamo rivolgerci.

Le risposte possibili sono diverse, anche se le espe­rienze concrete non sono molte: si va dal classico salot­to al telegiornale sindacale, alla trasmissione di approfondimento monotematico.

Vediamo alcune proposte che possono dare una risposta concreta al problema che ci siamo posti nel momento in cui ci siamo seduti intorno ad un tavolo per programmare la nostra trasmissione.

Notizie sindacali.

Spesso convegni, congressi e tavole rotonde sono con­siderati tra i momenti più significativi dell’iniziativa sin­dacale: in televisione uccidono qualunque programma e sono dunque da rifuggire. Occorre, invece, puntare l’attenzione sulle iniziative che riguardano da vicino le persone, partendo dai problemi e non dalle discus­sioni sugli stessi. L’organizzazione è estremamente ricca di esperienze che vale la pena di raccontare.

Diversa è la questione che riguarda le manifesta­zioni di massa, i cortei: sono iniziative che coinvolgo­no migliaia di persone e in quanto tali sono “notizia”.

I   dirigenti sindacali possono esprimere le loro valuta­zioni attraverso una breve intervista, sul campo o in studio.

Informazioni utili e di servizio.

All’interno dell’organizzazione ci sono tantissime per­sone in grado di fornire notizie utili ad un pubblico vasto; occorre individuarle, sperimentarle davanti ad una tele­camera e quindi, se funzionano, mandarle in video. Non per raccontare cos’è l’Inas o l’Adiconsum, ma per parlare di fatti singoli e di immediato interesse. Gli esper­ti tendono a dire che hanno bisogno di molto tempo. Due minuti per ogni intervento sono un tempo più che sufficiente. Occorre che imparino un linguaggio tele­visivo: è possibile e in alcune parti è già stato fatto.

Dove è possibile la diretta, può essere interessante introdurre il dialogo con il pubblico attraverso il telefo­no. Attenzione però a sperimentarlo con parsimonia, attuando una gestione molto accorta, per evitare disper­sioni e chiacchiericcio.

L’intrattenimento

      Il nostro programma non volteggia nel nulla, esso è strettamente ancorato a ciò che lo precede e che lo segue, si potrebbe addirittura dire che è intrecciato con tutta la programmazione televisiva di quel momen­to. Una concorrenza forte e schiacciante con cui ci si confronta in ogni caso.

Per guadagnarsi uno spazio occorre sapere dare anche una veste accattivante alla nostra trasmissio­ne, sia dal punto della confezione che dei contenuti. Ecco perché si deve sapere inserire nella nostra sca­letta anche momenti più leggeri, di intrattenimento. Molte sono le soluzioni possibili, l’importante è la coe­renza con il resto del programma e non dimenticare mai che il nostro pubblico sono le persone anziane. Se tutto questo ci è chiaro e siamo coerenti nell’applicarlo allora siamo pronti per andare in onda.