Contributo pubblicato nell'ambito del volume "Comunicando. Prime regole per informare, spiegare, coinvolgere". Scuola permanente Federazione nazionale pensionati Cisl, Roma, 1998
Il mezzo. La televisione è un mezzo freddo, offre pochi dati e quindi favorisce un alto livello di partecipazione o di completamento da parte del pubblico, stimolando il coinvolgimento emotivo. Raggiunge un elevato numero di persone e ciò che comunica è generalmente percepito come importante. Massimizza l’efficacia combinando suoni e immagine.
Gli obiettivi. Occorre individuare con precisione gli obiettivi della nostra iniziativa di comunicazione e verificare se il mezzo televisivo sia effettivamente lo strumento più adatto per raggiungerli.
Il target. A chi ci rivolgiamo? Chi è il nostro pubblico? La corretta individuazione del target ci permetterà di definire i linguaggi da usare e i ritmi della nostra produzione. La messa in onda terrà conto della probabilità di “intercettare” proprio quel pubblico, in quell’orario.
Il copione. Non è ancora il testo definitivo
cui ispirarsi in scena, ma la scaletta di massima. Punti tematici,
particolarità, elementi da evidenziare. Luoghi. Tempi. Persone da invitare.
Il testo. Si parte dalla scaletta, si arricchisce in base al materiale ripreso. Testo sintetico; frasi brevi; pause; spazio alle immagini. Ricordate: 10 righe = 1 minuto.
Gli strumenti. Oggi le cineprese digitali per riprese esterne, sono alla portata di molte tasche. Ma tutto il contesto (suono, in testa) richiede organizzazione professionale. Ricordate: qualità inferiore = meno pubblico = cattiva immagine dell’emittente.
Le riprese. L’operatore deve conoscere
l’argomento; sapere in anticipo ciò che deve riprendere, ma deve anche essere
in grado di sviluppare autonomamente i contenuti del servizio. Che tipo di
immagini servono (documentarie, vita vissuta, ecc.) durata del pezzo in onda,
inquadrature utili.
Le interviste. Importanti per offrire
testimonianze dirette o per sottolineare aspetti che non si possono esprimere
diversamente. Brevi; in situazione o in studio.
La grafica. Facilita la comprensione.
Accompagna il testo. Sottolinea elementi significativi. Aiuta la lettura di
dati e tabelle.
La colonna sonora. Crea un determinato clima. È
dunque utile anche nei servizi di informazione. Ritmi musicali adeguati al
movimento delle immagini.
Il montaggio. Ritmo freddo: informazioni; immagini
che accompagnano il testo. Ritmo caldo; pubblicità, cinema; montaggio con
stacchi brevissimi.
I titoli. Di testa, come indici e sommari di quella puntata. Di coda, come ringraziamenti e rinvio ad appuntamenti successivi. Uno spazio importante. Valutare bene quanto “strillare” la sigla sindacale, fin dall’inizio della trasmissione, e renderla sobria, come “editore” non invadente.
Il mezzo. La radio è un mezzo caldo,
estende il senso dell’udito fino a un’alta definizione, fino allo stato in cui
si è colmi di informazioni. Ciò comporta una limitata partecipazione degli
ascoltatori, mentre stimola la riflessione fantastica. Per questo la radio è
spesso presente anche durante il lavoro o sullo sfondo di una conversazione.
Gli obiettivi. È indispensabile verificare se
per gli obiettivi della nostra azione di comunicazione il mezzo radiofonico sia
effettivamente lo strumento più adatto.
Il target. Le emittenti radiofoniche sono
generalmente più specializzate rispetto a quelle televisive, con pubblici
differenziati e fedeli. A chi ci rivolgiamo? Chi è il nostro pubblico? La
corretta individuazione del target ci permetterà di definire innanzitutto a
quale rete offrire i nostri servizi e quindi i ritmi della nostra produzione.
La scaletta. Titoli, contenuti e tempi della
produzione. La programmazione del nostro lavoro. La definizione dei ritmi
della conduzione.
Il testo. Testo sintetico. Frasi brevi.
Notiziario: tutto deve essere scritto prima. Il conduttore legge con voce
chiara e abbastanza veloce. Intrattenimento: si lavora su un brogliaccio. Il
conduttore deve essere spontaneo e saper improvvisare.
Gli strumenti. La qualità del segnale dell’emittente
radiofonica e le zone di reale copertura. La voce del lettore. La simpatia del
conduttore. Bassa qualità = cattiva immagine.
L’emissione. Preferire sempre la diretta.
Solo per il notiziario è utilizzabile la riproduzione su cassetta, con
l’obiettivo di diffonderlo su più emittenti.
La musica. Le scelte musicali indirizzano
l’ascolto, selezionano il pubblico. Ritmi e tempi musicali devono essere
adeguati al target individuato. Stacchetti tra i blocchi logici di testo.
La sigla. Annuncia il nostro appuntamento. Ben identificabile, di facile memorizzazione, accattivante.
Un
notiziario sindacale diverso dagli altri solo perché gestito dal sindacato
alla fine risulterà un TG o un radiogiornale come gli altri, solo un po’ più
noioso.
Il
sindacato ha una sua specificità nell’ambito dell’informazione di servizio.
Dobbiamo dare notizie che servono all’ascoltatore, non scimmiottare gli altri
notiziari. Possiamo offrire informazioni utili. Ne abbiamo tantissime: lavoro,
previdenza, casa, fisco, consumi, tempo libero, ecc. Servono strutture e mezzi
adeguati. Togliamoci dalla testa che chi è capace di fare bei filmetti con la
sua Sony o parlare in un microfono, automaticamente sappia fare radio o
televisione. Serve grande professionalità. E strumenti adatti.
Appoggiamoci
ad uno studio di produzioni televisive oppure ad una emittente locale. Ma,
soprattutto, tracciamo un piano editoriale preciso, con obiettivi chiari e un
target mirato. Non è possibile (salvo disporre di una montagna di soldi)
pensare a trasmissioni che vanno bene per tutti, anche se dobbiamo sempre
ricordarci che parliamo ad un pubblico vasto, non ai nostri iscritti o, peggio
ancora, ai nostri dirigenti.
Infine, chi va in televisione o interviene in radio deve essere capace di farlo. Non è un dono saper stare davanti ad una telecamera o parlare in modo chiaro, non è ne facile ne difficile, serve prepararsi. E se un segretario non funziona, in tv o in radio non ci deve andare, anche se è il “generale”. Per lui ci saranno altre e diverse opportunità. Meglio nessuna immagine che una cattiva immagine.
Una
trasmissione TV per i pensionati
Il primo problema che ci si pone quando
dentro il sindacato ci accingiamo a progettare un programma televisivo per i
pensionati, è cercare di creare il giusto mix di notizie sindacali,
informazioni utili e momenti di intrattenimento, che siano in grado di
catturare l’attenzione del pubblico cui vogliamo rivolgerci.
Le
risposte possibili sono diverse, anche se le esperienze concrete non sono
molte: si va dal classico salotto al telegiornale sindacale, alla trasmissione
di approfondimento monotematico.
Vediamo
alcune proposte che possono dare una risposta concreta al problema che ci siamo
posti nel momento in cui ci siamo seduti intorno ad un tavolo per programmare
la nostra trasmissione.
Notizie sindacali.
Spesso
convegni, congressi e tavole rotonde sono considerati tra i momenti più
significativi dell’iniziativa sindacale: in televisione uccidono qualunque
programma e sono dunque da rifuggire. Occorre, invece, puntare l’attenzione
sulle iniziative che riguardano da vicino le persone, partendo dai problemi e
non dalle discussioni sugli stessi. L’organizzazione è estremamente ricca di
esperienze che vale la pena di raccontare.
Diversa
è la questione che riguarda le manifestazioni di massa, i cortei: sono
iniziative che coinvolgono migliaia di persone e in quanto tali sono
“notizia”.
I dirigenti
sindacali possono esprimere le loro valutazioni attraverso una breve
intervista, sul campo o in studio.
Informazioni utili e di servizio.
All’interno
dell’organizzazione ci sono tantissime persone in grado di fornire notizie
utili ad un pubblico vasto; occorre individuarle, sperimentarle davanti ad una
telecamera e quindi, se funzionano, mandarle in video. Non per raccontare
cos’è l’Inas o l’Adiconsum, ma per parlare di fatti singoli e di immediato
interesse. Gli esperti tendono a dire che hanno bisogno di molto tempo. Due
minuti per ogni intervento sono un tempo più che sufficiente. Occorre che
imparino un linguaggio televisivo: è possibile e in alcune parti è già stato
fatto.
Dove
è possibile la diretta, può essere interessante introdurre il dialogo con il pubblico
attraverso il telefono. Attenzione però a sperimentarlo con parsimonia,
attuando una gestione molto accorta, per evitare dispersioni e
chiacchiericcio.
L’intrattenimento
Il nostro programma non volteggia nel
nulla, esso è strettamente ancorato a ciò che lo precede e che lo segue, si
potrebbe addirittura dire che è intrecciato con tutta la programmazione
televisiva di quel momento. Una concorrenza forte e schiacciante con cui ci si
confronta in ogni caso.
Per
guadagnarsi uno spazio occorre sapere dare anche una veste accattivante alla
nostra trasmissione, sia dal punto della confezione che dei contenuti. Ecco
perché si deve sapere inserire nella nostra scaletta anche momenti più
leggeri, di intrattenimento. Molte sono le soluzioni possibili, l’importante è
la coerenza con il resto del programma e non dimenticare mai che il nostro
pubblico sono le persone anziane. Se tutto questo ci è chiaro e siamo coerenti
nell’applicarlo allora siamo pronti per andare in onda.