venerdì 2 ottobre 2020

La Cisl nel 2016

Le difficoltà del rapporto del sindacato con il governo, costretto ad abbandonare la deleteria teoria della disintermediazione sociale. Contributo pubblicato ne l'Annuario del lavoro, Roma, 2016 

Nel diario sindacale del 2016 l’anno andrà certamente indicato come quello della ripresa del confronto tra governo e Cgil Cisl Uil. Sui piatti della bilancia che pesano le ragioni della svolta possiamo mettere da un lato il rilancio dell’iniziativa sindacale unitaria e dall’altro le esigenze di un esecutivo in evidenti difficoltà nel rapporto con gli elettori. Senza nulla togliere al valore delle molte mobilitazioni sindacali, dagli insegnanti ai pensionati, dai metalmeccanici ai pubblici dipendenti, probabilmente il braccio pende maggiormente dalla parte dei problemi del governo. Gli ostacoli che Matteo Renzi ha incontrato sulla strada delle riforme e il bisogno di allargare il consenso intorno al Si al referendum di fine anno sono state molto probabilmente la molla principale che ha spinto verso la svolta nelle relazioni sindacali. Un percorso che la Cisl ha sostenuto con convinzione. Peraltro, la consapevolezza della necessità di riaprire un confronto più ravvicinato con le parti sociali stava maturando da tempo e già lo scorso anno il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, a una domanda esplicita sull’opportunità di avviare un tavolo con Cgil, Cisl e Uil, rispondeva che il governo era ben cosciente e che aspettava solo il momento più utile per invertire la rotta. Quel momento è arrivato a metà di quest’anno. La paura di uscire sconfitti alla prova elettorale ha favorito la conversione al dialogo, l’abbandono della teoria della disintermediazione sociale e il definitivo cambio di atteggiamento. Con un crescendo di aperture, sono state promesse più risorse al pubblico impiego, più soldi ai pensionati, nessun intervento legislativo sulla riforma della contrattazione.

Non si tratta di un ritorno alla concertazione degli anni Novanta, ma è una smentita significativa alla pretesa di autosufficienza dell’esecutivo in materia sociale e alla marginalizzazione del sindacato. 


Ma la strada non è né semplice, né diritta. Finora il capo del governo ha frequentato tutte le assemblee degli imprenditori e dei commercianti, ma mai quelle sindacali. Ancora ad aprile, intervenendo alla scuola di politica del Partito democratico, Renzi affermava che “in questo paese hanno fatto più Marchionne, più alcuni imprenditori, che certi sindacalisti. Io sto con Marchionne”. Il primo a reagire è stata il segretario della Fim Marco Bentivogli, sottolineando le specificità della sua organizzazione: “Caro Renzi – ha spiegato -, il sindacato non è tutto uguale. La Fiat, dopo il no della Fiom a Pomigliano aveva già considerato chiuso quell'investimento e una parte del successo della ripresa produttiva si deve proprio ai sindacati". 

Non è una voce casuale. Nell’aspro confronto con gli industriali meccanici, fino allo scorso anno monopolio incontrastato della Fiom di Maurizio Landini, si è fatto strada con forza un nuovo volto cislino. Bentivogli, figlio d’arte, ha saputo con determinazione conquistare spazio per la sua Fim, presentandosi con un’idea di sindacato che non subisce il cambiamento, ma ne diventa attore decisivo e consapevole. Una visione che Bentivogli porta non solo nelle fabbriche, ma dentro la stessa Cisl, sollecitando un rinnovamento più deciso dell’organizzazione. Suscitando non pochi malumori in una Confederazione che, prima di potersi dedicare ai decisivi appuntamenti con il governo, al confronto con Confindustria e ai rinnovi contrattuali, ha dovuto chiudere definitivamente una delicata partita interna. 

L’ultimo periodo del 2015 era, infatti, trascorso con lo sguardo rivolto essenzialmente ai problemi di casa propria. L’assemblea organizzativa di fine novembre terminava con la convinzione di essersi finalmente lasciato alle spalle un difficile capitolo del recente passato. Il codice etico, approvato dal consiglio generale confederale il 16 dicembre, che impegna dirigenti, operatori e militanti “ad operare nel rispetto delle norme statutarie e regolamentari e sulla base dei principi di integrità, correttezza, onesta e legalità”, ha suggellato l’avvio della nuova fase. Chiudendo definitivamente il dibattito interno sulla questione morale aperta dalla triste vicenda Bonanni. 

I dati del tesseramento – il 2015 si è chiuso con 4.298.710 adesioni -, confermano la tenuta dell’organizzazione, che anzi in alcuni settori (metalmeccanici, agroalimentare, commercio, bancari) ha recuperato adesioni, con una crescita negli attivi e una flessione tra i pensionati. “La Cisl continua a registrare nuovi iscritti” annuncia la segretaria generale alla presentazione dei numeri, e però si preoccupa di come “convincere i giovani a fare esperienza sindacale come è stato per tanti negli anni '70, '80 e in parte '90". E’ con questo obiettivo che al meeting di Rimini debutterà “Vivace”, la prima associazione sindacale dedicata ai professionisti digitali. Se crescono i nuovi iscritti alla Cisl, nell'opinione pubblica cala però il consenso per il sindacato. “Questo ci deve portare a recuperare con forza il ruolo sociale dei sindacato sui grandi temi del cambiamento. Guai – prosegue Annamaria Furlan - se veniamo intesi nell'opinione pubblica solo come un fattore di freno, di contestazione e non di proposta”. 

Chiusa la partita interna – ma non quella organizzativa, con i processi di accorpamento che stentano a decollare -, da lì in avanti tutta l’attenzione della Cisl si proietterà sui tanti problemi che affliggono il mondo del lavoro, i pensionati, i giovani disoccupati. 

Un primo momento significativo si è avuto il 14 gennaio con l’approvazione del documento unitario con Cgil e Uil “Per un moderno sistema di relazioni industriali”. Così ha commentato l’accordo il segretario confederale Gigi Petteni: “Abbiamo raggiunto un'intesa unitaria su una proposta che riguarda non solo un modello contrattuale da aggiornare, ma più complessivamente un progetto per la costruzione di un moderno sistema di relazioni industriali. Una proposta che può completare il percorso fatto con gli accordi sulla rappresentanza e dare una nuova prospettiva al ruolo del sindacato confederale nel nostro Paese”. 

Se l’intesa aiuta a recuperare un rapporto più costruttivo tra le Confederazioni, il cammino sul versante delle relazioni sindacali si presenta faticoso, con il governo ancora fermo su posizioni di chiusura al confronto e Confindustria in attesa del cambio dei vertici. Una situazione che non si sblocca nonostante le ripetute sollecitazioni di Annamaria Furlan: “Si torni ai tavoli della contrattazione per rilanciare la produttività e lo sviluppo, ma anche i salari”. 

Salvo poche eccezioni, i contratti restano bloccati nell’aspettativa di un accordo che tarda ad arrivare. Sulla riforma del modello contrattuale la Cisl sostiene una propria proposta. Un progetto che, muovendosi lungo la tradizionale visione della Confederazione di via Po, valorizza la contrattazione integrativa di secondo livello, anche territoriale, pur senza abbandonare i contratti collettivi nazionali cui affidare la definizione delle norme di base comuni per tutti i lavoratori del settore, fissando i minimi contributivi avendo come obiettivo principale la difesa del potere d’acquisto dei salari. Un sistema dove il contratto nazionale e la contrattazione di secondo livello abbiano ruoli ben distinti e non sovrapposti. 

A sostegno di questa impostazione il 16 aprile la Cisl presenta i risultati dell'Osservatorio sulla contrattazione di secondo livello (Ocsel) relativi al quadriennio 2012-2015. La ricerca evidenzia come il 77% dei contratti di secondo livello abbia riguardato crisi aziendali, ma anche che, superata la fase più drammatica, nel 2015 sono cresciuti gli accordi su salario, orari e welfare aziendale. 

I dati dovrebbero servire a dimostrare al governo la necessità di procedere sulla detassazione dei premi di risultato e del welfare contrattuale. Offrendo così un sostegno alla promozione della contrattazione di secondo livello orientata alla produttività. Evitando interventi sulla riforma complessiva della contrattazione che la Cisl rivendica essere compito delle parti sociali. 

Nel frattempo si susseguono le mobilitazioni unitarie dei pensionati e finalmente, ai primi di maggio, giunge la tanto attesa disponibilità del governo ad avviare il confronto con le organizzazioni sindacali sul tema delle pensioni. 

La Cisl, che è convinta promotrice della riapertura del dialogo e che ha lavorato a lungo per favorire la ripresa del confronto, apprezza l’arrivo della convocazione. Alcuni suoi dirigenti si sono impegnati in un continuo lavoro sotto traccia, in una quotidiana spola tra Via Po e Palazzo Chigi, e Furlan saluta positivamente l’annuncio di Matteo Renzi. 

La segretaria generale chiarisce immediatamente quali sono i nodi che l’avvio di una trattativa dovrebbe sciogliere. La prima questione riguarda la flessibilità in uscita, un tema delicato e molto sentito. Per la Cisl è necessario restituire ai lavoratori più anziani la possibilità di accedere anticipatamente al pensionamento, creando anche per questa via maggiori opportunità di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. La rigidità dei requisiti pensionistici, infatti, ostacola la crescita del tasso di attività dei giovani. Inoltre, in alcuni settori è impossibile continuare a lavorare oltre i 65 anni. 

“Speriamo che sia l’avvio di un confronto serio, costruttivo e di merito con il governo sulla flessibilità in uscita e su tutte le altre questioni aperte sul tema previdenziale, a cominciare dalla rivalutazione delle pensioni”. Così la Furlan commenta la convocazione dei sindacati per il 24 maggio da parte del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. “Ci auguriamo che questo rappresenti anche un cambiamento concreto della linea dell’esecutivo verso una maggiore coesione sociale ed una auspicabile condivisione degli obiettivi che si intendono raggiungere con i provvedimenti della prossima legge di stabilità. E’ necessario un patto responsabile tra il governo e le parti sociali se vogliamo davvero far uscire il nostro paese dalla crisi economica e dalla stagnazione”. 

Il confronto con il governo parte bene e ancora una volta la Cisl adotta una linea costruttiva, sottolineando che c’è stato un atteggiamento positivo del ministro, che si è tradotto nella volontà di confrontarsi con Cgil, Cisl e Uil su tutti i temi: dalle pensioni alle problematiche applicative della riforma del lavoro, ma anche alle questioni dello sviluppo e della crescita. Un cambiamento di non poco conto rispetto a quello che si era visto fino a quel momento. Ora, però, occorre dare sostanza ai diversi aspetti. Per il momento non si parla di risorse, ma il nodo è destinato ad arrivare ben presto al pettine. 

L’avvio del confronto non ferma le mobilitazioni sindacali. Le vertenze aperte sono molte, ma il tema centrale è quello dei rinnovi contrattuali. La scuola proprio a maggio era tornata in piazza per rivendicare il diritto alla contrattazione, una richiesta che accomuna tutto il pubblico impiego che ancora non vede alcun spiraglio alla possibilità di avere un nuovo contratto di lavoro dopo sette anni di blocco. Altra area calda è quella dei metalmeccanici, dove nonostante i ripetuti scioperi gli industriali non sembrano voler recedere dalla loro proposta che mira a spostare il perno centrale della contrattazione nelle singole aziende, riducendo drasticamente gli spazi alla contrattazione nazionale. In molti sperano nel nuovo vertice di Confindustria. Al neo presidente Vincenzo Boccia, Furlan chiede di avviare il confronto su come rinnovare il modello contrattuale e il sistema delle relazioni industriali. “La contrattazione è fondamentale, per le nostre imprese e per rendere più pesanti le buste paga dei lavoratori che sono tanto leggere in tutti i settori". 

Nel frattempo la Cisl sostiene attivamente le mobilitazioni unitarie accanto a Cgil e Uil, anche se mostra di non gradire le campagne che la Cgil prosegue solitaria, espressione di una iniziativa politica che in alcuni momenti sembra fare più da sponda alle battaglie interne alla sinistra italiana piuttosto che offrire un sostegno alle vertenze sindacali. 

In vista della ripresa degli incontri con il governo sui temi della crescita, del lavoro, della rivalutazione delle pensioni e dei cambiamenti della flessibilità in uscita la segretaria generale della Cisl propone la realizzazione di un patto sociale “che favorisca le condizioni di sviluppo e, allo stesso tempo, migliori le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici. Abbiamo bisogno di un modello complessivo di sviluppo – aggiunge -, questo è ciò che è mancato nell'azione dei governi negli ultimi vent'anni. Occorre ricominciare a discutere e a produrre la sintesi tra i diversi interessi in campo. Allargare la partecipazione ai corpi sociali, condividere gli obiettivi, è la strada per recuperare la fiducia dei cittadini, soprattutto dei giovani, nelle istituzioni e anche nella politica, come ci ha ricordato più volte il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella”. 

Dopo l’incontro del 14 giugno Furlan evidenzia le novità di quella giornata: “Credo sia cambiato il clima - sottolinea -, si è attivato con il governo un confronto vero, senza posizioni statiche, su questioni prioritarie per gli italiani. Dobbiamo proseguire con questo spirito, per trovare le soluzioni necessarie e per dare risposte anche ai giovani e sulla previdenza complementare. Siamo all'inizio di un percorso. Andremo avanti”. 

Intanto arriva anche l'annuncio della ministra della Funzione pubblica, Marianna Madia, sulla convocazione dei sindacati ai primi di luglio per discutere del rinnovo del contratto del pubblico impiego. La Cisl anche questa volta non fa mancare il suo sostegno all’apertura del governo, ma allo stesso tempo si mobilita per sostenere le ragioni dei lavoratori con una grande manifestazione unitaria. Un modo per tenere insieme le posizioni di Cgil e Cisl che, alzandosi dai tavoli dei confronti con i ministri, esprimono quasi sempre valutazioni differenti. 

Negli stessi giorni i tre segretari generali incontrano per la prima volta il nuovo presidente di Confindustria . “Incontro assolutamente positivo di condivisione, di temi importanti su cui si deve lavorare” il commento di Annamaria Furlan. La Cisl mostra di condividere le parole del leader degli industriali quando afferma che tocca alle parti sociali e non alla politica riscrivere le regole dei contratti “nel segno di una collaborazione tra imprese e lavoratori per la crescita del Paese”. Aggiungendo subito dopo, però, che questo deve valere anche per il contratto dei metalmeccanici, dove le parti devono ritrovare un dialogo costruttivo e una soluzione equilibrata che punti all’innovazione, riconoscendo la centralità dei lavoratori. 

Se gli incontri con il governo, gli industriali e le manifestazioni di piazza vedono le tre Confederazioni muoversi tutto sommato in sintonia, quando i temi diventano più politici le divergenze emergono con particolare evidenza. E’ caso del referendum sulla riforma costituzionale sul quale Annamaria Furlan mostra di non avere particolari dubbi. Seppure la Cisl non si schieri formalmente per il Si, 7+ è il voto che la leader assegna alla riforma, preoccupata in particolare che un esito negativo della consultazione faccia cadere un governo con il quale è finalmente ripreso il dialogo. 

Gli ultimi incontri governo-sindacati prima della pausa estiva, anche per la risicata crescita del Pil, aprono il problema della limitatezza delle risorse disponibili e prospettano la necessità di dover scegliere tra il sostegno alle persone o alle imprese. La posizione della Cisl è netta. Una cosa non esclude l’altra e le misure sociali aiutano l'economia. “Servono risorse su contratti e previdenza e il sindacato è in attesa di conoscerne a settembre l'entità per gli interventi in cantiere e definire così le misure da inserire nella legge di stabilità”. 

La Cisl diffonde numeri a supporto della propria linea. L'indice globale del Barometro che misura il benessere/disagio delle famiglie italiane, elaborato a luglio dal suo Centro studi ricerca e formazione, mostra infatti che seppure sono stati recuperati alcuni punti nel corso del 2015 e all’inizio del nuovo anno, siamo ancora molto sotto ai livelli precedenti la crisi. Fatto 100 il valore degli indicatori di benessere complessivo nel 2007, nel primo trimestre del 2016 si è arrivati a 91.1, ancora parecchi punti sotto il dato di partenza. 

Obiettivo dello studio è offrire un quadro complessivo e affidabile dei fenomeni socio economici a più rapida evoluzione che costituiscono una parte importante, anche se non esclusiva, del benessere delle famiglie e del Paese. Quattro le aree tematiche sulle quali viene calcolato l’indice di benessere: attività economica, lavoro, istruzione, redditi e pressione fiscale. 

A settembre, quando finalmente il governo indica le cifre a disposizione per le pensioni nel suo complesso, la Cisl non nasconde la sua valutazione positiva: “Dopo tanti anni i pensionati vedono un po’ di giustizia”. La firma di un verbale, condiviso unitariamente, sugli interventi previsti nei prossimi tre anni per il sistema pensionistico, suggella questa parte del confronto con il governo. La successiva legge di bilancio conferma gli impegni presi, ma è solo un primo tassello delle molte partite ancora aperte sia con l’esecutivo che con le imprese. In evidenza ci sono i rinnovi dei contratti del pubblico impiego, quello dei metalmeccanici, la riforma della contrattazione. 

Intanto si è aperta la stagione congressuale della Cisl. Annamaria Furlan punta alla riconferma, attenta a superare gli incagli che solitamente si manifestano in questa fase.