martedì 28 luglio 2020

ARISTIDE PELAGATTI 1 - Sism, Cisl - Mantova

Testimonianza raccolta in occasione della pubblicazione del libro “Impegno e passione. Gli anni caldi della Cisl in Lombardia”, di Costantino Corbari, BiblioLavoro, Sesto San Giovanni (Mi), 2016

 

Sono nato a Curtatone il 2 ottobre 1950, diploma di scuola media superiore presso l'Itis di Mantova e dopo l'avvio del lavoro di insegnante ho frequentato per alcuni anni la facoltà di Scienze politiche, ma senza laurearmi. Nel 1982 ho seguito il corso lungo al Centro studi della Cisl di Firenze per sei mesi e dall’1 ottobre 2009 sono iscritto e sto concludendo il corso di laurea in Teologia presso l'Istituto superiore di scienze religiose di Mantova. La mia è una famiglia religiosa, praticante, mio padre nel secondo dopoguerra ha corso il rischio di essere appeso a una croce da parte dei comunisti, i miei genitori hanno frequentato solo le elementari, mio padre era impiegato e mia madre casalinga e faceva la sarta.

Ho studiato a Ferrara fino all'età di 17 anni e quando sono arrivato a Mantova avevo già vissuto le prime contestazioni del movimento studentesco mentre a Mantova non c'era assolutamente niente. Il primo sciopero fatto dagli studenti di Mantova era perché le patate alla mensa scolastica non erano mangiabili. Mi sono diplomato a Mantova nell'anno scolastico ’69-‘70. Immediatamente dopo sono partito per il servizio militare e appena tornato nel 1972 ho avuto il primo incarico come insegnante di laboratorio di meccanica con uno stipendio mensile di 80mila lire all'Istituto tecnico di Mantova. Sono stato il primo, nell'anno ’72-’73, a organizzare corsi di recupero estivi. Avendo una moglie che d'estate lavorava ritenevo assurdo che un insegnante, pur avendo formalmente solo trenta giorni di ferie, non dovesse avere alcun impegno per tre mesi, così mi sono messo al servizio della scuola che veniva aperta e gli studenti che volevano potevano partecipare a dei corsi di recupero. Ho insegnato solo per quattro anni poi sono passato al Provveditorato degli studi di Mantova su incarico della Cisl.

Ho incontrato il sindacato per merito di alcuni dei fondatori del sindacato scuola media di Mantova che stavano cercando persone disponibili per aiutare coloro che volevano accedere all'insegnamento e ad entrare nelle graduatorie del Provveditorato. Presso il Provveditorato era operativa una commissione incarichi, composta da un dirigente e da alcuni impiegati del Provveditorato oltre a un rappresentante di ciascuna organizzazione sindacale, con il compito di vagliare le domande degli insegnanti e costruire le graduatorie che servivano per il conferimento degli incarichi.

L'incontro con la Cisl è avvenuto in conseguenza del tipo di formazione e di cultura cattolica che avevo - a quell'epoca frequentavo la politica mantovana collegata ai democristiani di sinistra Antonino Zaniboni, Bruno Tabacci, Carlo Grazioli - e allo stesso tempo per la certezza che le graduatorie erano fatte con equità. La Cisl offriva questa opportunità per un impegno sociale importante nei confronti dei giovani che entravano nel mondo del lavoro.

Nel 1976, avevo 26 anni, ho partecipato al primo congresso del sindacato scuola media di Mantova e sono stato eletto segretario generale. Ero perplesso, ricordo ancora che il mio intervento al congresso fu una vera cretinata. Accettai l'incarico a condizione che i cinque fondatori che mi avevano proposto mi affiancassero in una sorta di segreteria/esecutivo per la gestione della categoria. Questi hanno accettato e da lì è partita la mia esperienza.

Nel 1992 sono entrato nella segreteria della Cisl di Mantova con l'incarico di seguire le politiche sociali e le politiche organizzative. Dal 1999 al 2004 sono stato segretario generale, poi sono passato alla Cisl lombarda come operatore politico fino al 2009 quando sono andato in pensione.

 

Quando presi in mano il sindacato dei professori gli iscritti erano meno di trecento, un piccolo sindacato marginale nato sull'onda dei decreti delegati e nella piena contestazione di quello che era il sindacato forte: gli autonomi dello Snals. In pochi anni siamo arrivati a circa settecento iscritti e siamo riusciti a costruire rappresentanze sindacali in tutte le scuole medie, tutti gli istituti superiori e in molte realtà anche le sezioni sindacali unitarie.

Con i maestri della Cisl non si andava d'accordo, anche se io a metà degli anni Ottanta sono stato il primo segretario generale in Italia della Federscuola. Il rapporto tra sindacato scuola media e il sindacato dei maestri elementari è stato sempre molto complicato. Le nostre posizioni non hanno mai creato problemi con le altre categorie della Cisl, i problemi grossi sono nati nel rapporto con la scuola elementare, perché le nostre riflessioni in quella categoria creavano dei problemi. Erano due sindacati nati e sviluppati su due filoni culturali profondamente diversi. La scuola elementare dentro il filone dell'associazione nazionale dei maestri cattolici, la scuola media dentro il grande afflato di un'organizzazione sindacale libera, laica che era in grado di confrontarsi e discutere con tutte le culture e con tutte le ideologie senza pregiudiziali.

Sono molti gli episodi dove si manifestavano queste difficoltà di relazione. In occasione di un rinnovo contrattuale della scuola, nell'assemblea per la preparazione della piattaforma cui erano presenti tutte le organizzazioni dei diversi settori, presentammo alcuni emendamenti alla piattaforma in accordo con Cgil e Uil in una intensa notte di lavoro. Fu una grande orgia di democrazia, ma nella piattaforma contrattuale di quegli emendamenti approvati non ne venne inserito nessuno. Un altro episodio avvenne in occasione della proclamazione di uno sciopero generale che il sindacato della scuola elementare guidato da Gianfranco Corradi non accettava di sostenere pubblicamente. Io segnalai il problema il sabato mattina al segretario generale aggiunto il quale informò il segretario generale Mario Morra che a sua volta a mezzogiorno convocò le due segreterie. Dopo che entrambi abbiamo esposto le nostre ragioni, Morra disse: "Quando l'organizzazione nazionale proclama uno sciopero generale noi possiamo avere tante idee nella nostra testa, ma quello deve essere sostenuto, poi eventualmente si possono contestare le scelte ed esprimere le nostre ragioni". È stato un fatto significativo perché era la prima volta nella mia esperienza che Morra, pur essendo stato eletto in sintonia con il segretario generale del Sinascel e non con il segretario generale del Sism, su questioni di questo genere sostenne che non si poteva assolutamente scherzare. Abbiamo condotto anche alcune battaglie importanti insieme. Ad esempio ci fu un momento in cui la scuola materna aveva bisogno di un riconoscimento forte. All'epoca la coordinatrice della scuola materna statale di Mantova era Daniela Colturani, che successivamente diventerà segretario generale nazionale del Sinascel. Riuscimmo a lavorare insieme e la scuola media contribuì alla buona riuscita di quello sciopero. Con episodi anche divertenti, come ad esempio il carosello intorno al liceo scientifico di cui era preside il segretario generale dello Snals, per annunciare che quella mattina c'era sciopero. Tutti gli studenti sono usciti e abbiamo interrotto le lezioni.

 

Il mondo della scuola a Mantova è sempre stato abbastanza tranquillo e non ci sono mai stati grandi scontri ideologici. Quando sono entrato nella scuola i problemi principali erano quelli di tipo strutturale, nel territorio avevamo una forte frammentazione dell'istituzione scolastica e quando si è cominciato a parlare di accorpamenti sono sorti parecchi problemi. Il secondo problema grosso era quello degli istituti superiori che non disponevano di strutture adeguate. Altro problema importante fu il passaggio dalla scuola materna comunale a quella statale che significava l'avvio di un percorso in cui lo Stato si faceva garante dell'universalità del servizio.

 

Alla prima tornata elettorale per l'elezione degli organi collegiali, che fu tra l'altro la prima soddisfazione personale che ottenni, parteciparono quasi il 90% tra insegnanti e genitori che andarono a votare. Quello fu un periodo di grande partecipazione. Le riunioni si facevano la sera e di notte. Di giorno si lavorava e alla sera ci si incontrava a discutere e si andava in tutta la provincia. In quegli anni molte comunità parrocchiali erano fortemente impegnate su questi temi, i sacerdoti che erano usciti del seminario nei primi anni Settanta erano fortemente interessati a queste realtà nuove che stavano venendo avanti. Il primo segretario della sezione sindacale unitaria dell'Itis di Mantova era un sacerdote, insegnante di religione che al primo documento pubblicato, molto duro nei confronti del preside, fu invitato a dare le dimissioni.

 

Per me il percorso unitario era una grande esperienza positiva. Ho sempre pensato che il mondo del lavoro dovesse trovare dei punti in comune, ho sempre cercato di trovare nel pragmatismo dei problemi una strada possibile dove potersi incontrare. Bisogna considerare che in quel momento c'era nella Cgil scuola una posizione molto illuminata e non ho mai trovato posizioni ideologicamente chiuse al rapporto unitario, al contrario ho sempre incontrato delle persone con le quali siamo riusciti a dialogare molto bene.

 

A Mantova non abbiamo mai dovuto confrontarci con il problema del terrorismo, anche se si è scoperto che una delle cellule importanti si trovava a Mantova, ma qui non ha mai agito.

 

Il Partito comunista nella scuola aveva una base significativa di riferimento, ma anche nello stesso Sism il Pci aveva dei riferimenti importanti: il senatore Maurizio Lotti era un iscritto della Cisl, anche alcuni consiglieri regionali del Partito comunista erano iscritti al Sism. Il Sism sotto questo profilo era un laboratorio, con presenze politiche importanti, collaboratori culturali significativi sull'idea di come la scuola media, e soprattutto quella superiore, dovessero porsi rispetto alla formazione della persona e allo sviluppo del Paese. Una collaborazione culturale che è andata avanti per tutto il periodo che sono rimasto. Il Sism è stato un vero laboratorio fino verso la fine degli anni Ottanta, si discuteva e si ragionava in modo estremamente laico. All'epoca già discutevamo del problema della valutazione del docente, perché dentro quel gruppo dirigente l'aumento salariale legato all'anzianità veniva considerato un elemento che non favoriva la crescita della professionalità dell'insegnante. Quando si discusse e si sperimentò il tempo pieno degli insegnanti ci fu un confronto molto forte e vivace indipendentemente dalle posizioni politiche e senza pregiudizi ideologici.

Per anni il tema della professionalità e quello dell'orario di lavoro sono stati al centro delle vertenze per i rinnovi dei contratti nazionali, ma non trovarono uno sbocco. Per molti l'unico sbocco fu quello di diventare dei formatori per il Provveditorato e lì hanno trovato delle grandi soddisfazioni, portando il bagaglio culturale su cui si erano formati, ma contemporaneamente si affievoliva il vento del rinnovamento scolastico. L'esperienza dei corsi abilitanti avviata nel 1974 fu un grande momento di discussione culturale e ideologico sul ruolo della scuola nella crescita del Paese, una discussione che andò avanti fino a metà degli anni Ottanta. Quando in quel periodo partirono i concorsi ci accorgemmo che la logica di coloro che avevano frequentato i corsi abilitanti era notevolmente diversa da quella dei neo vincitori di concorso, in termini di diritti e doveri. C'era più il diritto nei secondi rispetto ai doveri nei primi.

La riflessione che si sviluppò nel gruppo dirigente di Mantova era condivisa anche in altre realtà, in particolare per me un riferimento molto forte furono Brescia e Bergamo e insieme abbiamo fatto delle battaglie nazionali per portare avanti la nostra visione della scuola media superiore.

A Mantova ci fu una conferenza nazionale sulla scuola organizzata dall'Unione industriali, ministro dell'Istruzione era Franca Falcucci, segretario generale della Cisl scuola Giorgio Alessandrini. Eravamo alla soglia di un rinnovo contrattuale, quello famoso delle 400mila lire lorde in busta paga, e al tavolo di un bar, mentre offrivamo un caffè alla ministra, si discusse di affrontare il tema dell'orario di lavoro. La politica non fu in grado di portare avanti quella battaglia. Arrivarono i soldi, ma sui contenuti non si fecero passi avanti.

 

Questione femminile. Le mie collaboratrici erano cinque o sei donne che erano delegate delle loro scuole, ma avevano anche del tempo da dedicare all'attività della segreteria provinciale. La discussione sui temi del femminismo in voga in quegli anni fu sempre calma e pacata, con dei punti di equilibrio molto forti e non c'è mai stata una deriva ideologica, pur essendo persone molto impegnate anche in politica.

 

All'inizio degli anni Ottanta il dibattito mantovano si concentrò in gran parte sul tema del nucleare perché una delle nuove centrali avrebbe dovuto nascere vicino alla città. Il sindacato scuola media ha provocato un dibattito sul nucleare in tutta la Cisl, perché un gruppo di insegnanti che viveva in quella zona ha chiesto di affrontare una discussione sulle questioni ambientali che io ho sostenuto e continuamente riportato dentro tutta l'organizzazione. Ad un'assemblea organizzativa abbiamo presentato un ordine del giorno contrario al nucleare che ha fatto discutere i delegati per quattro ore. A conclusione del dibattito, visto che l'ordine del giorno non aveva nessuna possibilità di passare, sono intervenuto ringraziando tutti per aver partecipato al confronto e l'ho ritirato perché era inutile misurarsi su una cosa che sarebbe stata bocciata.

In quel periodo noi ci siamo occupati di tutto, abbiamo studiato il Po in una maniera meravigliosa, con l'obiettivo di non caratterizzare il sindacato scuola solo per le sue politiche rivendicative.

 

Negli anni dei governi di solidarietà nazionale nel sindacato scuola media ci fu un riconoscimento da parte di Comuni e Provincia per la presenza di un sindacato di categoria che poteva essere importante per risolvere parecchi problemi. Più che un cambiamento del sindacato verso la politica è stata la politica che ha capito che il sindacato poteva essere una parte sociale molto importante per affrontare i problemi che erano presenti nel territorio. Le amministrazioni locali erano essenzialmente di sinistra, poche quelle democristiane. La politica mantovana era pronta all’evoluzione che si è avuta a livello nazionale. Teniamo conto che il primo intervento di Aldo Moro sul governo di unità nazionale fu fatto a Mantova nel Palazzo della Ragione. Dopo che lui alla fine del suo discorso ebbe sottolineato che era giunto il tempo di un’alleanza tra l’anima popolare cattolica e quella di matrice comunista, in una sala gremita e silenziosa, dal fondo si sono levati tre no, lui riprese le motivazioni della sua proposta e alla fine ci fu un'ovazione generale.

 

Il congresso del 1977 fu per me un'esperienza importante perché mi ha fatto toccare con mano la complessità di una vicenda congressuale. Il segretario generale della Cisl Morra era un democristiano impegnato nella Dc, ma sul tema dell'autonomia era un esempio per tutto il gruppo dirigente. La Cisl a livello locale era così composta: la sinistra era collegata con la destra nazionale e la destra locale era collegata con la sinistra nazionale. Il Sism era schierato con la Fisba di Iridile. Dinamiche estremamente strane e alla fine a livello locale vinse la parte conservatrice con la sconfitta di Iridile e dei suoi alleati.

Era un periodo di grande dibattito e anche gli iscritti partecipavano attivamente a questo confronto, nella nostra categoria c'era davvero la cultura del mettersi lì a riflettere e a ragionare insieme tutto il tempo necessario.

 

Essendo partito nella mia esperienza sindacale dalla commissione incarichi, dove avevo avuto la fortuna di toccare con mano da una parte la conoscenza della norma e dall'altra il rapporto umano con le persone e i loro problemi, per me la professione, il mestiere del sindacalista è stato mettere insieme queste due cose. C'è da una parte lo studio, l'approfondimento, la conoscenza e dall'altra parte occorre essere in grado di conoscere e dialogare con le persone. Un altro aspetto per certi versi più complesso del mestiere del sindacalista è quello della vertenzialità. Nel pubblico impiego era fortemente legata alla capacità relazionale, trovando le risposte praticabili. Poi ci sono state le vertenze con gli enti locali, una vicenda molto complicata, attenti sempre al bene comune e non in una logica prettamente corporativa. Il primo Ise creato a livello nazionale, contro il Caf nazionale, in quel momento guidato da Fiorindo Fumagalli che non lo voleva, fu un accordo fatto a Mantova relativo alle rette nelle scuole materne della città. Il bene comune e l'interesse delle persone sono sempre stati due punti di riferimento, criteri che ho adottato anche quando da segretario generale mi sono dovuto occupare delle crisi dell'industria.

 

Durante il corso lungo a Firenze ho avuto la fortuna di passare molte ore in biblioteca e ho sempre individuato delle grandi affinità tra quelle che erano le idee di fondo della Cisl e l'idea di una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Anche sul piano civile ed economico. Le idee fondanti della Cisl erano rivoluzionarie allora e per certi aspetti potrebbero esserlo anche oggi se applicate nella loro radicalità. Pensiamo per esempio all'azionariato diffuso. Con l'allora direttore Lorenzo Caselli furono fatte molte riflessioni sul rapporto diritto/dovere dell'imprenditore e del lavoratore nell'interesse del bene comune. Credo che la Cisl, sotto questo profilo, anche oggi potrebbe essere un elemento innovativo e credo che, se ci sono dei soggetti intermedi che al loro interno hanno tante persone cresciute con questa impostazione, delle speranze ci siano ancora oggi.