sabato 25 aprile 2020

MAURO MININI - Restauratore - Brescia

Testimonianza raccolta in occasione della pubblicazione del libro “Il beato fumatore. La curiosa storia della scuola bottega di Beppe artigiano”, di Costantino Corbari, Periplo Edizioni, Lecco, 1998

Maestro artigiano
Mauro Minini è falegname, titolare, insieme al fratello, di un laboratorio di restauro. La sua storia è come quella di molti altri artigiani che accolgono i ragazzi della scuola, trasmettendo concretamente, attraverso il lavoro, la loro esperienza e le loro conoscenze.

“Mi sono avvicinato alla scuola bottega circa dieci anni fa. Ho conosciuto la scuola tramite un amico, anche lui artigiano restauratore. Nel mio laboratorio sono passati una decina di ragazzi, più o meno uno all'anno. Attualmente ne ho due che stanno finendo la terza. Ho avuto tante esperienze. Tutte positive, una più bella dell'altra. Per questi due mi spiace che la scuola stia finendo.
La mia è una vera attività artigiana, che svolgo con mio fratello e con mio papà, che ogni tanto viene ancora in laboratorio a trafficare. I due allievi sono come nostri fratelli. Addirittura, il pomeriggio, quando finiscono le lezioni in aula, passano di qua a salutare prima di andare a casa. Uno di loro ha portato in laboratorio una scrivania e la restaura nel tempo libero.
L'atro è figlio di un falegname. Suo padre è stato male e ha dovuto cessare l’attività. Avendo conosciuto la scuola bottega, i genitori lo hanno iscritto sperando che lui in futuro possa continuare l'attività del padre. Il papà gli ha tenuto la bottega con tutti gli strumenti di lavoro. E sicuramente andrà avanti, perché è molto volenteroso. E' impressionante vedere il suo impegno. Ad esempio, quando torno dopo essere andato a prendere del materiale con il furgone, devo ancora spegnere il mezzo che lui è già li ad aprirlo, a scaricare.
Tutti i ragazzi che sono passati dalla mia bottega hanno trovato delle opportunità di lavoro e uno di loro - il mio primo allievo - sta per diventare mio concorrente, nel senso che sta cercando di avviare un laboratorio di restauro. Non molto tempo fa è passato a chiedermi alcuni consigli. Un altro, che gestisce un bar insieme ai genitori, mi ha chiesto se poteva venire a lavorare in laboratorio nel tempo libero ed ora sta restaurando un armadio per conto suo. Gli piacerebbe moltissimo fare questo lavoro, ma per ora non può lasciare l'impegno con la famiglia. Già qualche tempo fa aveva restaurato un mobile per una signora, ma prima di consegnare il lavoro finito ha voluto sentire il mio parere. Anche altri ragazzi proseguono le attività dei genitori.
Non ho mai avuto particolari problemi con nessun allievo. Qualche volta occorre ripetergli più volte le cose, ma questo è normale per ragazzi di quest'età, questi non sono problemi. Normalmente succede al primo anno, ma al terzo sanno come muoversi e hanno imparato le regole del lavoro.
Gli allievi vengono da località diverse, soprattutto dai paesi intorno a Brescia. Non hanno particolari problemi o situazioni di disagio estreme alle spalle. Sono ragazzi del tutto simili a quelli che frequentano le altre scuole.
Solo una volta ho avuto in bottega una ragazza di sedici anni che si è fermata per pochi mesi. Aveva dei grossi guai familiari ed io lo sapevo, perché Beppe me ne aveva accennato. C'erano delle difficoltà a trovarle una sistemazione e me l'hanno affidata, poi però, con l'aiuto dell'assistente sociale, ha preso un'altra strada.
Il percorso formativo dei ragazzi in bottega è deciso da ogni artigiano. Si parte dai lavori più semplici. Però non abbiamo un piano preciso, perché oggi si fa un lavoro, domani un altro e le attività sono diverse. Anche se i procedimenti più o meno sono sempre gli stessi, i lavori sono differenti e non c'è un'attività di serie.
Eppoi ogni artigiano ha un suo modo di lavorare e quindi sarebbe difficile pretendere di stabilire modalità uguali per tutti, anche se tutti partono da un insegnamento elementare fino ad arrivare a far acquisire le capacità indispensabili per poter svolgere un mestiere autonomamente.
Nelle periodiche riunioni organizzate dalla scuola bottega si discute dei problemi che interessano direttamente l'artigianato e non della scuola o degli allievi, ma in queste occasioni Beppe ha modo di parlare con tutti noi e se per caso c'è qualche problema che riguarda un allievo questa è l'occasione per affrontarlo con lui.
Personalmente mi capita spesso di raccontare l'esperienza della scuola ad altri artigiani miei amici, e in alcuni casi sono riuscito a inserirli in questo mondo.
Gli artigiani, però, sono scelti dalla scuola, da Beppe in persona, perché se un artigiano chiede un ragazzo è difficile che gli venga dato, infatti, se lo richiede, solitamente è perché gli serve qualcuno che lo aiuti, un garzone, non un allievo. Beppe preferisce cercare l’artigiano giusto. Maggiore è la fatica che impiega a convincerlo, più è sicuro che sarà un bravo insegnante.
La scuola in vent'anni non ha mai avuto difficoltà a trovare i maestri artigiani, anche perché nel quartiere, nonostante molti abbiamo cessato o se ne siano andati, si trovano quasi tutti i mestieri scelti dai ragazzi”.