Testimonianza raccolta in occasione della pubblicazione del libro “Il beato fumatore. La curiosa storia della scuola bottega di Beppe artigiano”, di Costantino Corbari, Periplo Edizioni, Lecco, 1998
Maestro artigiano
Mauro
Minini è falegname, titolare, insieme al fratello, di un laboratorio di
restauro. La sua storia è come quella di molti altri artigiani che accolgono i
ragazzi della scuola, trasmettendo concretamente, attraverso il lavoro, la loro
esperienza e le loro conoscenze.
“Mi sono avvicinato alla scuola bottega
circa dieci anni fa. Ho conosciuto la scuola tramite un amico, anche lui
artigiano restauratore. Nel mio laboratorio sono passati una decina di ragazzi,
più o meno uno all'anno. Attualmente ne ho due che stanno finendo la terza. Ho
avuto tante esperienze. Tutte positive, una più bella dell'altra. Per questi
due mi spiace che la scuola stia finendo.
La mia è una vera attività artigiana, che
svolgo con mio fratello e con mio papà, che ogni tanto viene ancora in
laboratorio a trafficare. I due allievi sono come nostri fratelli. Addirittura,
il pomeriggio, quando finiscono le lezioni in aula, passano di qua a salutare
prima di andare a casa. Uno di loro ha portato in laboratorio una scrivania e
la restaura nel tempo libero.
L'atro è figlio di un falegname. Suo padre è
stato male e ha dovuto cessare l’attività. Avendo conosciuto la scuola bottega,
i genitori lo hanno iscritto sperando che lui in futuro possa continuare
l'attività del padre. Il papà gli ha tenuto la bottega con tutti gli strumenti
di lavoro. E sicuramente andrà avanti, perché è molto volenteroso. E'
impressionante vedere il suo impegno. Ad esempio, quando torno dopo essere
andato a prendere del materiale con il furgone, devo ancora spegnere il mezzo
che lui è già li ad aprirlo, a scaricare.
Tutti i ragazzi che sono passati dalla mia
bottega hanno trovato delle opportunità di lavoro e uno di loro - il mio primo
allievo - sta per diventare mio concorrente, nel senso che sta cercando di
avviare un laboratorio di restauro. Non molto tempo fa è passato a chiedermi
alcuni consigli. Un altro, che gestisce un bar insieme ai genitori, mi ha
chiesto se poteva venire a lavorare in laboratorio nel tempo libero ed ora sta
restaurando un armadio per conto suo. Gli piacerebbe moltissimo fare questo
lavoro, ma per ora non può lasciare l'impegno con la famiglia. Già qualche
tempo fa aveva restaurato un mobile per una signora, ma prima di consegnare il
lavoro finito ha voluto sentire il mio parere. Anche altri ragazzi proseguono
le attività dei genitori.
Non ho mai avuto particolari problemi con
nessun allievo. Qualche volta occorre ripetergli più volte le cose, ma questo è
normale per ragazzi di quest'età, questi non sono problemi. Normalmente succede
al primo anno, ma al terzo sanno come muoversi e hanno imparato le regole del
lavoro.
Gli allievi vengono da località diverse,
soprattutto dai paesi intorno a Brescia. Non hanno particolari problemi o
situazioni di disagio estreme alle spalle. Sono ragazzi del tutto simili a
quelli che frequentano le altre scuole.
Solo una volta ho avuto in bottega una
ragazza di sedici anni che si è fermata per pochi mesi. Aveva dei grossi guai
familiari ed io lo sapevo, perché Beppe me ne aveva accennato. C'erano delle
difficoltà a trovarle una sistemazione e me l'hanno affidata, poi però, con
l'aiuto dell'assistente sociale, ha preso un'altra strada.
Il percorso formativo dei ragazzi in bottega
è deciso da ogni artigiano. Si parte dai lavori più semplici. Però non abbiamo
un piano preciso, perché oggi si fa un lavoro, domani un altro e le attività
sono diverse. Anche se i procedimenti più o meno sono sempre gli stessi, i
lavori sono differenti e non c'è un'attività di serie.
Eppoi ogni artigiano ha un suo modo di
lavorare e quindi sarebbe difficile pretendere di stabilire modalità uguali per
tutti, anche se tutti partono da un insegnamento elementare fino ad arrivare a
far acquisire le capacità indispensabili per poter svolgere un mestiere
autonomamente.
Nelle periodiche riunioni organizzate dalla
scuola bottega si discute dei problemi che interessano direttamente
l'artigianato e non della scuola o degli allievi, ma in queste occasioni Beppe
ha modo di parlare con tutti noi e se per caso c'è qualche problema che
riguarda un allievo questa è l'occasione per affrontarlo con lui.
Personalmente mi capita spesso di raccontare
l'esperienza della scuola ad altri artigiani miei amici, e in alcuni casi sono
riuscito a inserirli in questo mondo.
Gli artigiani, però, sono scelti dalla
scuola, da Beppe in persona, perché se un artigiano chiede un ragazzo è
difficile che gli venga dato, infatti, se lo richiede, solitamente è perché gli
serve qualcuno che lo aiuti, un garzone, non un allievo. Beppe preferisce
cercare l’artigiano giusto. Maggiore è la fatica che impiega a convincerlo, più
è sicuro che sarà un bravo insegnante.
La scuola in vent'anni non ha mai avuto
difficoltà a trovare i maestri artigiani, anche perché nel quartiere,
nonostante molti abbiamo cessato o se ne siano andati, si trovano quasi tutti i
mestieri scelti dai ragazzi”.