Beppe
Beppe impianta il suo laboratorio in un locale dell’appartamento che gli ha dato don Pietro, parroco di San Giovanni. Ha quasi quarant’anni ed è occupato come rilegatore nella tipografia della casa editrice La Scuola, però possiede già tutte le attrezzature indispensabili per lavorare in proprio. Dopo due decenni passati sui banconi della grande fabbrica si prepara al grande salto.
Beppe impianta il suo laboratorio in un locale dell’appartamento che gli ha dato don Pietro, parroco di San Giovanni. Ha quasi quarant’anni ed è occupato come rilegatore nella tipografia della casa editrice La Scuola, però possiede già tutte le attrezzature indispensabili per lavorare in proprio. Dopo due decenni passati sui banconi della grande fabbrica si prepara al grande salto.
E’ un amore,
quello per i libri, che viene da lontano. Il mestiere lo impara dal fratello
maggiore, tipografo. Ma il suo è un rubare qua e là i segreti dell’arte di
rilegare libri. Ovunque ce ne sia l’opportunità, si dà da fare per rimettere a
nuovo libri antichi.
Dopo un’infanzia
molto difficile, Beppe frequenta la scuola dai comboniani fino a diciassette
anni, ma è costretto a imparare un altro mestiere: il fascismo cerca artigiani
da mandare in Africa e lì occorrono falegnami, meccanici, non certo
restauratori di fogli ingialliti, e in famiglia serve un salario sicuro.
Il crollo dei
sogni imperiali muta anche i suoi destini. Costretto a lasciare il collegio per
ragioni di salute, per un anno, subito dopo la fine della guerra, è
disoccupato. Finalmente, al compimento del diciottesimo anno di età, viene
assunto alla Scuola editrice, dove lavorerà per ventidue anni. Da autodidatta
si trasforma in rilegatore industriale, un’esperienza molto utile che gli
consente di sperimentare la manualità
del lavoro artigiano unita alla serialità di quello industriale.
Nel
1966 compie il salto e avvia la sua bottega. Per lui si apre una grande
opportunità. Da passione sviluppata nel tempo libero la legatoria diventa un
lavoro vero.
Ma non tutto va
per il verso giusto. Appena deciso l’acquisto del negozio e pagato il
preliminare, non si sente bene e viene ricoverato in ospedale. Con la moglie
Delmina i medici non sono particolarmente diplomatici e le annunciano che Beppe
avrà al massimo due o tre mesi di vita. Alla grande preoccupazione per la
salute del marito, si aggiungono le difficoltà economiche. In casa c’è da dar
da mangiare a tre figlie e lei vorrebbe vendere bottega e attrezzature. Beppe
dal suo letto d’ospedale si oppone con fermezza "non vendere niente, vedrai
che il Signore ci penserà".
Fortunatamente,
l’infausta diagnosi si rivela sbagliata e lui si riprende, comincia a star bene
e lascia l’ospedale. Ma i guai non sono finiti. Scade, infatti, la prima rata
del negozio e non sanno come pagarla. La moglie è in ansia, ma ancora una
volta, con convinzione, il marito le ripete "non preoccuparti, affidati
alla provvidenza, vedrai che il Signore ci penserà".
Non sono ancora
molti i clienti della nuova bottega e occorre uscire dal laboratorio per
cercare lavoro. Cosi Beppe riprende i suoi giri quotidiani. Un giorno,
improvvisamente, un’automobile non si ferma allo stop e lo investe. A suo modo
è una fortuna perché il debito per il laboratorio viene pagato con i soldi che
ricevono dall'assicurazione.
Beppe oggi ha sessantanove
anni. E’ nato il 26 novembre del 1928, a Chiari. Egli ama dire che prega il
Signore di farlo morire sul banco di lavoro, perché la sua attività gli ha dato
grande gioia e soddisfazione. A volte si trova ad osservare un libro e dice a
se stesso "guarda che bello, l'ho fatto con le mie mani". Il mestiere
di legatore ha assicurato benessere alla sua famiglia e gli ha offerto l’opportunità
di fare del bene.
I genitori erano
contadini. Ha grande rispetto per la madre e quando ne parla la descrive
come una figura molto importante nella
sua vita. In casa c’era solo lei con cinque ragazzi, tutti piccoli. Il marito era
morto di malaria in Africa, dove aveva cercato miglior fortuna per sé e la
famiglia. Erano così poveri che avevano bisogno di ogni cosa. Nonostante ciò,
sua madre, con semplicità, lo esortava a "non chiedere niente al Signore,
domandagli solo di volergli bene". Nasce da qui, da questi semplici
insegnamenti, la sua decisiva fiducia nella provvidenza.
Oggi
Beppe è un marito e un nonno felice. Ha tre figlie: la prima è medico,
specialista in pneumologia, la seconda è ragioniere e lavora in banca, la terza
è insegnante in una scuola superiore. Ha quattro nipotini e solo per loro, a
volte, si distrae dall’impegno della scuola bottega. Per rilassarsi ama
soffermarsi un poco ad assaporare il gusto del tabacco fumando lentamente la
sua pipa.
E'
attivo nell'ambito delle associazioni artigiane. E’ membro di giunta
dell'Associazione artigiani e consigliere della Cooperativa di garanzia e
prestiti. In diocesi è incaricato per l'Acai, l’Associazione degli artigiani
cattolici.