domenica 26 aprile 2020

BEPPE NAVA - Artigiano rilegatore - Brescia

Sintesi dell’intervista realizzata in occasione della pubblicazione del libro “Il beato fumatore. La curiosa storia della scuola bottega di Beppe artigiano”, di Costantino Corbari, Periplo Edizioni, Lecco, 1998

Beppe
Beppe impianta il suo laboratorio in un locale dell’appartamento che gli ha dato don Pietro, parroco di San Giovanni. Ha quasi quarant’anni ed è occupato come rilegatore nella tipografia della casa editrice La Scuola, però possiede già tutte le attrezzature indispensabili per lavorare in proprio. Dopo due decenni passati sui banconi della grande fabbrica si prepara al grande salto.
E’ un amore, quello per i libri, che viene da lontano. Il mestiere lo impara dal fratello maggiore, tipografo. Ma il suo è un rubare qua e là i segreti dell’arte di rilegare libri. Ovunque ce ne sia l’opportunità, si dà da fare per rimettere a nuovo libri antichi.

Dopo un’infanzia molto difficile, Beppe frequenta la scuola dai comboniani fino a diciassette anni, ma è costretto a imparare un altro mestiere: il fascismo cerca artigiani da mandare in Africa e lì occorrono falegnami, meccanici, non certo restauratori di fogli ingialliti, e in famiglia serve un salario sicuro.
Il crollo dei sogni imperiali muta anche i suoi destini. Costretto a lasciare il collegio per ragioni di salute, per un anno, subito dopo la fine della guerra, è disoccupato. Finalmente, al compimento del diciottesimo anno di età, viene assunto alla Scuola editrice, dove lavorerà per ventidue anni. Da autodidatta si trasforma in rilegatore industriale, un’esperienza molto utile che gli consente di sperimentare  la manualità del lavoro artigiano unita alla serialità di quello industriale.
Nel 1966 compie il salto e avvia la sua bottega. Per lui si apre una grande opportunità. Da passione sviluppata nel tempo libero la legatoria diventa un lavoro vero.
Ma non tutto va per il verso giusto. Appena deciso l’acquisto del negozio e pagato il preliminare, non si sente bene e viene ricoverato in ospedale. Con la moglie Delmina i medici non sono particolarmente diplomatici e le annunciano che Beppe avrà al massimo due o tre mesi di vita. Alla grande preoccupazione per la salute del marito, si aggiungono le difficoltà economiche. In casa c’è da dar da mangiare a tre figlie e lei vorrebbe vendere bottega e attrezzature. Beppe dal suo letto d’ospedale si oppone con fermezza "non vendere niente, vedrai che il Signore ci penserà".
Fortunatamente, l’infausta diagnosi si rivela sbagliata e lui si riprende, comincia a star bene e lascia l’ospedale. Ma i guai non sono finiti. Scade, infatti, la prima rata del negozio e non sanno come pagarla. La moglie è in ansia, ma ancora una volta, con convinzione, il marito le ripete "non preoccuparti, affidati alla provvidenza, vedrai che il Signore ci penserà".
Non sono ancora molti i clienti della nuova bottega e occorre uscire dal laboratorio per cercare lavoro. Cosi Beppe riprende i suoi giri quotidiani. Un giorno, improvvisamente, un’automobile non si ferma allo stop e lo investe. A suo modo è una fortuna perché il debito per il laboratorio viene pagato con i soldi che ricevono dall'assicurazione.
Beppe oggi ha sessantanove anni. E’ nato il 26 novembre del 1928, a Chiari. Egli ama dire che prega il Signore di farlo morire sul banco di lavoro, perché la sua attività gli ha dato grande gioia e soddisfazione. A volte si trova ad osservare un libro e dice a se stesso "guarda che bello, l'ho fatto con le mie mani". Il mestiere di legatore ha assicurato benessere alla sua famiglia e gli ha offerto l’opportunità di fare del bene.
I genitori erano contadini. Ha grande rispetto per la madre e quando ne parla la descrive come  una figura molto importante nella sua vita. In casa c’era solo lei con cinque ragazzi, tutti piccoli. Il marito era morto di malaria in Africa, dove aveva cercato miglior fortuna per sé e la famiglia. Erano così poveri che avevano bisogno di ogni cosa. Nonostante ciò, sua madre, con semplicità, lo esortava a "non chiedere niente al Signore, domandagli solo di volergli bene". Nasce da qui, da questi semplici insegnamenti, la sua decisiva fiducia nella provvidenza.
Oggi Beppe è un marito e un nonno felice. Ha tre figlie: la prima è medico, specialista in pneumologia, la seconda è ragioniere e lavora in banca, la terza è insegnante in una scuola superiore. Ha quattro nipotini e solo per loro, a volte, si distrae dall’impegno della scuola bottega. Per rilassarsi ama soffermarsi un poco ad assaporare il gusto del tabacco fumando lentamente la sua pipa.
E' attivo nell'ambito delle associazioni artigiane. E’ membro di giunta dell'Associazione artigiani e consigliere della Cooperativa di garanzia e prestiti. In diocesi è incaricato per l'Acai, l’Associazione degli artigiani cattolici.