mercoledì 25 marzo 2020

ALESSANDRO ALBERTINI - Insegnante - Brescia

Testimonianza raccolta in occasione della pubblicazione del libro “Il beato fumatore. La curiosa storia della scuola bottega di Beppe artigiano”, di Costantino Corbari, Periplo Edizioni, Lecco, 1998

Insegnante di teoria
Alessandro Albertini è un insegnante di inglese, alla sua prima esperienza presso la scuola bottega. Ha dato la disponibilità non appena ha avuto il tempo libero necessario per poterlo fare.

“L'età dei nostri allievi è compresa tra i 14 e i 17 anni. Frequentano volentieri la bottega al mattino mentre in aula, di pomeriggio, vengono con meno entusiasmo. In classe devono impegnarsi mentalmente. Bisogna considerare che i ragazzi sono occupati per otto ore al giorno. Normalmente seguono per un'ora e mezza, poi cercano di svicolare.
Abbiamo un coordinamento didattico e periodicamente facciamo una riunione del consiglio docenti, composto da tutti gli insegnanti, dove analizziamo la situazione di ogni singolo allievo.

Per me è il primo anno di scuola bottega e mi sono subito appassionato. Sono arrivato qui perché un’insegnante, mia vicina di casa, me ne ha parlato. Qualche cosa della scuola sapevo già per quello che avevo letto sui giornali.
Tutti gli insegnanti arrivano alla scuola attraverso il passaparola. Io ho potuto collaborare alla scuola bottega quando sono andato in pensione, perché prima lavoravo tutto il giorno.
E’ l'entusiasmo di poter fare del bene che spinge a compiere questa esperienza. Riuscire a portare la classe a un buon livello è una grande soddisfazione.
L'unico vero problema che ho, come già accennato, è quello di riuscire a far prestare attenzione ai ragazzi durante il periodo in cui spiego. Per questo, nell'ultima mezz'ora di lezione, cerco di coinvolgerli con un insegnamento meno tradizionale. Io continuo a premere perché studino bene la grammatica italiana, perché se non si conosce la nostra lingua, affrontare quella inglese è estremamente difficile.
Tendo a non dare compiti, ma un minimo di lavoro a casa è indispensabile.

Il rapporto degli insegnati con i ragazzi non è lo stesso in uso nelle altre scuole. Solitamente, all'inizio del mese, introduco argomenti nuovi che poi nelle altre lezioni vengono approfonditi e ripetuti fino a quando non vengono recepiti da tutti i ragazzi, quindi faccio dei compiti in classe di verifica.
L'inglese l'ho imparato all'età dei miei allievi e mi sono subito appassionato a questa lingua. Naturalmente ai miei ragazzi non spiego solo la parte grammaticale, che è noiosa, ma spiego anche elementi di storia inglese, di geografia, elementi politici, racconto la realtà sociale, perché abbiano un'idea completa della Gran Bretagna. Un fattore molto importante, ora che stiamo entrando in Europa. Credo che per il loro futuro lavoro sia estremamente utile conoscere una lingua straniera. Se non proprio bene, almeno scolasticamente, perché domani saranno artigiani, avranno le loro botteghe e probabilmente dovranno entrare in contatto con imprese  e clienti stranieri.

Nell’insegnamento in aula non c'è un aggancio diretto con le ore di bottega del mattino, però durante le lezioni introduco vocaboli inglesi che abbiano riferimento alla loro attività. Cerco poi di fornire le conoscenze basilari per scrivere lettere in inglese, per poter corrispondere con l’estero, in modo particolare puntando alla conoscenza di vocaboli in uso nell'inglese commerciale.
Il programma di studio si estende su tre anni e anche se l'insegnante cambia, il percorso didattico è tracciato e prosegue con continuità.
In generale sono ragazzi svegli e intelligenti, pur se nello studio delle materie teoriche hanno bisogno di essere pungolati. Occorre anche considerare che molti ragazzi arrivano alla scuola bottega convinti di non dovere più studiare e poi scoprono che invece lo devono fare anche qui. Il primo anno è il più difficile, ma quando capiscono l'importanza dello studio anche per il loro futuro lavoro l'atteggiamento cambia. Tant'è vero che molti ragazzi, dopo aver avviato la loro attività, hanno sentito il bisogno di proseguire con altri studi.

Organizziamo delle gite didattiche e quest'anno con la classe andremo alla Sperlari di Cremona, perché ci sono  un ragazzo e quattro ragazze che fanno i pasticceri. Sarà una visita di carattere tecnico, per avvicinarli alla loro realtà lavorativa, seppure su un piano industriale, mentre nel pomeriggio visiteremo il centro di Cremona, per una occasione culturale.
Al termine dell’anno scolastico è prevista una valutazione dei ragazzi. Un primo scrutinio è già stato fatto alla fine del primo quadrimestre. Attualmente il sessanta, settanta per cento della classe ha raggiunto la sufficienza. 

A fine anno la valutazione è tradizionale, con una media matematica tra lo scritto e l'orale.
Anche gli artigiani danno un voto e la valutazione è complessiva. Negli anni scorsi c’è stato qualche bocciato - nella mia classe ne ho uno - e la decisione è del consiglio, al quale partecipano maestri di bottega e insegnanti del pomeriggio. Beppe è presente alle riunioni e chiede a tutti di essere giusti”.