domenica 10 dicembre 2023

Esperienze di confine. Il comprensorio Valle Camonica-Sebino

Il Comprensorio sindacale unitario Valle Camonica Sebino (dal 1981 agli anni 2000). Nei Quaderni della Fondazione A. J. Zaninoni

L'esperienza del sindacato: una narrazione condivisa tra ricordo e confronto. La raccolta delle testimonianze, a cura di  
Costantino Corbari. Darfo, 27.7.2023 

Buongiorno a tutti e grazie per questa occasione che mi permette di ritornare in un'area che ho frequentato ormai un po’ di anni fa. Un territorio ricco di esperienze, di storie e di vicissitudini umane e sindacali in particolare, che mi hanno sempre appassionato. Io ho un compito un po’ difficile, perché mi è stato chiesto di rivolgere una serie di domande a queste persone, tutti dirigenti sindacali di grande esperienza, cercando di far emergere tutto ciò che è ricco e bello di questa esperienza.
I Comprensori sindacali hanno una storia interessante. Sono nati nel 1981, guarda caso quando la Regione Lombardia approva una Legge che cancella i Comprensori istituzionali, e questo è già significativo: il sindacato ci ha messo dieci anni per arrivare a costruire i suoi, la Regione ne ha impiegati quasi dieci per cancellarli dopo averli immaginati. L'idea era quella di portare il territorio più vicino alle persone, ai bisogni, alle esperienze di lavoro, di impresa, sociali. E il sindacato ha proseguito su questa strada. 
Le nuove strutture sono state subito apprezzate, in particolare il Comprensorio della Valle Camonica, che ha visto immediatamente crescere il numero delle persone che avevano voglia di impegnarsi nel sindacato. Crescono gli iscritti ma crescono soprattutto i delegati, cioè le persone che si danno da fare, e lo fanno fin dall'inizio, per costruirlo e consolidarlo questo Comprensorio. I dirigenti che sono qui ce lo racconteranno meglio.
Certo non tutti accolgono positivamente questa esperienza. Dal punto di vista istituzionale abbiamo da un lato le Comunità montane e gli Enti locali che in qualche modo vedono la nascita di queste nuove strutture come un'occasione per rafforzare il proprio ruolo. Quanto alla politica, ho già detto della scelta della Regione, ma i tanti incontri organizzati dalle forze politiche in questo periodo non producono grandi risultati. E soprattutto da parte delle imprese non c'è grande disponibilità al confronto con i nuovi organismi. Confindustria li vede come un ulteriore livello di contrattazione e li vive con fastidio.
I Comprensori trovano al loro interno la capacità, ricordata nell'introduzione da Beppe Crippa, di farsi motore dello sviluppo della Valle. Una capacità di analisi complessiva, di individuazione dei problemi, di messa in discussione e di costruzione di progetti. Un'esperienza se volete nuova per il sindacato. Certo c'erano state le esperienze dei Consigli di zona, c'erano stati altri tentativi di questo genere, ma che il Comprensorio, su un territorio così vasto, che per di più scavalca i confini provinciali, riesca a produrre progetti di crescita e di sviluppo certamente è stata una novità ed è quello che noi vogliamo fare emergere oggi.
Un’ultima cosa: forse non tutto il sindacato ha vissuto positivamente la nascita dei Comprensori. Forse le Segreterie di Bergamo e di Brescia non hanno molto amato questa scelta perché si vedevano sottrarre un pezzo di territorio, un'area di loro competenza. Poi infatti arriverà un momento in cui una parte del Comprensorio in qualche modo rientrerà alla base.
Durante una manifestazione sotto il Pirellone i manifestanti camuni innalzavano un cartello su cui c’era scritto “Ridateci la rosa”: testimoniava la scarsa disponibilità della Regione Lombardia a dare risposte alle esigenze e alle domande che il sindacato portava avanti. Purtroppo la rosa, mi vien da dire, se la sono tenuta e grandi risposte non ci sono state.