venerdì 4 febbraio 2022

La Cisl nel 2021

La Cisl ha un nuovo segretario generale, Luigi Sbarra, che sostituisce alla guida della confederazione Annamaria Furlan che lascia dopo sette anni. Nel pieno della crisi Covid e le pesanti conseguenze sul lavoro e le attività economica, la Cisl insiste - inascoltata - per la costruzione di un  nuovo patto sociale e il ritorno alle politiche di concertazione. Nel 2021 si apre la nuova stagione congressuale che ci concluderà nell'estate 2022. Contributo pubblicato ne l'Annuario del lavoro 2021  


La scelta di non sviluppare il confronto sui nomi in assemblea risponde pienamente alla cultura della Cisl, che tende ad evitare scontri e divisioni nominalistiche, lasciando la selezione alla discussione tra i gruppi dirigenti e portando poi la decisione alla verifica dei delegati.

Fino al momento del cambio della leadership, la Cisl appare attenta soprattutto al tema del confronto con il governo sulla costruzione del Recovery Fund e la destinazione delle consistenti risorse che l’Europa metterà a disposizione. La strada maestra, per Furlan, è la costruzione di “un nuovo e moderno patto sociale” e il ritorno alle politiche di concertazione che hanno contribuito a far superare all’Italia le fasi più difficili del suo sviluppo, nella convinzione che “il coinvolgimento delle parti sociali nei processi decisionali è indispensabile”.

La Cisl non si ferma alle affermazioni di principio, ma espone nero si bianco le “10 priorità per l’Italia che riparte. Proposte Cisl per una nuova stagione di cambiamento partecipato”. L’ampio documento prende avvio da quelle che definisce “le fondamenta da cui ripartire: lavoro istruzione e formazione” cui seguono: “salute e politiche sociali, industria e nuove infrastrutture, innovazione, transizione alla green economy, divario Nord Sud, pari opportunità, pubblica amministrazione, giovani e futuro, lavoro agile”.

La caduta del governo Conte blocca il tentativo di avviare l’interlocuzione con le parti sociali che nei giorni precedenti aveva finalmente preso forma. La segretaria generale della Cisl chiede alla politica di procedere rapidamente, perché la crisi incalza. “In altri tempi – torna a ribadire Furlan - con la concertazione o con i patti sociali abbiamo risolto emergenze davvero gravi. Se recupereremo lo spirito di quelle esperienze aiuteremo sostanzialmente il Paese”.

A metà febbraio Annamaria Furlan, pochi giorni dopo avere reso l’ultimo omaggio a Franco Marini, morto il giorno 9 del mese a 87 anni, comunica ufficialmente che dopo sette anni di impegno lascerà la guida della Cisl, proponendo quale suo sostituto, come ampiamente previsto, Luigi Sbarra, che dal 2018 ricopre l’incarico di segretario generale aggiunto.

La segretaria uscente lascia una Cisl in salute, come conferma, nonostante la pandemia, anche la buona tenuta del tesseramento, con 4 milioni e 69 mila iscritti e una lieve flessione dello 0,25%. Crescono pubblico impiego, trasporti, terziario e servizi. I lavoratori attivi iscritti rappresentano il 58,45% dei tesserati, con una diminuzione di 1.392 associati (-0,06%) rispetto all’anno precedente. La federazione dei pensionati conta 1.690.632 iscritti. Il 48,97% dei tesserati alla Cisl sono donne e il 51,03% uomini. Il 26,63% ha meno di 40 anni, il 29,20% ha tra 40 e 50 anni e il 44,17% ne ha più di 50. I nati all’estero sono il 15,88% dei lavoratori attivi, a riprova di una organizzazione sindacale sempre più multietnica e multiculturale.

Furlan fa in tempo a salutare con soddisfazione il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici: “Una notizia molto positiva per tutto il nostro sistema manifatturiero ed un segnale di fiducia in un momento così difficile per la vita del Paese”. “Solo la tenacia e la fantasia contrattuale dei negoziatori hanno permesso di rinnovare, dopo 15 mesi di trattativa, un contratto ricco sia di aumenti salariali che di nuove tutele – aggiunge il leader dei metalmeccanici della Fim, Roberto Benaglia -. E questo nell’anno in cui la produzione industriale del settore è calata del 15%, la crisi sociale e le incertezze restano irrisolte e la pandemia continua a falciare centinaia di morti”.

Le difficoltà investono tutti i settori, le crisi aziendali più significative, da Alitalia a Ilva, alla Whirlpool, planano immediatamente sul tavolo del nuovo governo, chiamato a confrontarsi con numerosi casi di difficile soluzione. Di fronte alla pesante caduta dell’occupazione, a causa delle molte imprese costrette a ridurre la loro attività per colpa del Covid, la Cisl, insieme a Cgil e Uil, preme affinché prosegua il blocco dei licenziamenti oltre il mese di marzo, per evitare l’ulteriore perdita di migliaia di posti di lavoro, e avvia il confronto con i neo ministri Andrea Orlando e Giancarlo Giorgetti. Si tenta anche di convincere Confindustria, che però si dimostra refrattaria ad ogni ipotesi di prolungamento del blocco.

Un primo risultato positivo sul terreno delle relazioni sindacali arriva il 10 marzo con la firma a Palazzo Chigi, con il presidente del Consiglio Mario Draghi, il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, del “Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”. E’ la prima intesa sottoscritta dal nuovo leader della Cisl. “E' una spinta alla ripartenza del Paese – commenta Sbarra - nel segno di una nuova concertazione e un traguardo strategico di merito e di metodo tagliato insieme in modo veloce, condiviso ed efficace che apre nei fatti una stagione di nuova e forte cooperazione sociale sulle riforme del sistema”.

Prosegue anche il dibattito sull’utilizzo delle risorse del Recovery Fund e la Cisl mette sul tavolo del confronto idee precise maturate nel tempo. Per la confederazione di via Po le scelte vanno accompagnate con un grande disegno di democrazia economica, responsabilizzando imprese e lavoratori. E’ importante sostenere la partecipazione dei lavoratori alle decisioni delle aziende e questa è la stagione giusta per favorire il processo e per riorganizzare anche il sistema economico e produttivo italiano. “La partecipazione - sottolinea il segretario - è la strada per alzare la produttività, la qualità e i salari, concorrere alle scelte del management, arginando l’antagonismo sterile. Credo che questo sia un bene per tutto il sistema paese”. Si potrebbe subito partire con la partecipazione dei lavoratori al capitale nelle aziende a partecipazione pubblica come Enel, Eni e Finmeccanica.

Il terreno di confronto e maturazione restano le libere e autonome relazioni sindacali e la contrattazione. Buone relazioni industriali, contrattazione innovativa e soprattutto la partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle imprese per la Cisl possono rappresentare una risposta efficace anche alle tante vertenze aperte.

Mentre suggerisce una riflessione più approfondita sulle linee strategiche da adottare nelle azioni che si intendono intraprendere per il migliore utilizzo delle risorse del Recovery Fund, allo stesso tempo la Cisl sollecita il governo a dialogare con le parti sociali nella definizione dei contenuti. In particolare, il sindacato chiede di condividere con l’esecutivo gli obiettivi da raggiungere e gli strumenti messi in campo per monitorare l’avanzamento dei progetti. Per questo, nel confronto con Mario Draghi, Sbarra, ancora una volta, ripropone “la necessità di accompagnare la fase di attuazione del piano nazionale con un patto sociale per lo sviluppo, il lavoro, l’innovazione, il mezzogiorno che tenga insieme governo, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali nella prospettiva di ripartenza e ricostruzione del Paese”.

Sia concesso qui aprire una piccola parentesi con riferimento a quanti, su vari fronti, a fine estate si sono sentiti in dovere di rivendicare la primazia di una proposta di patto sociale, dimenticando quanto questo tema faccia parte della visione della Cisl e della sua modalità di operare che, come ricordato più sopra, ha più volte sollecitato governo e parti sociali a muoversi lungo la strada della concertazione.

Quanto questo patto sociale possa poi realmente concretizzarsi, nonostante molti ora ne parlino, resta tutto da vedere.

A maggio arriva la decisione del governo sulla conclusione del blocco dei licenziamenti. Una scelta che trova fermamente contrari i sindacati. “Decisamente delusi” commenta il segretario della Cisl. “Il testo approvato dal consiglio del ministri è un pasticcio frutto della mancanza di dialogo e di concertazione – prosegue -. Ha bisogno di profondi cambiamenti e di miglioramenti, la misura è debole, largamente insufficiente e sicuramente non riesce ad arginare il rischio della perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro”. La Cisl critica la rigida chiusura di Confindustria, ma allo stesso tempo stronca in modo netto anche la minaccia della Cgil di ricorrere allo sciopero generale: “Credo che questa debba essere la stagione del dialogo e del confronto perché il Paese è da ricostruire e far ripartire insieme. Questo non è il momento di conflitti ideologici, ma di soluzioni concertate, di unità, di vera responsabilità”. Pronta però a scendere in piazza per protestare in modo forte contro le decisioni unilaterali del governo.

Una linea che si dimostrerà vincente e che porterà ad un nuovo accordo con l’esecutivo, che si impegna a introdurre criteri selettivi nella proroga del blocco dei licenziamenti e della cassa Covid. Per la Cisl, l’Avviso comune del 29 giugno rappresenta “la conquista di una mediazione avanzata, con progressi significativi rispetto alla impostazione iniziale del governo”.

Se molto dell’azione sindacale in un anno complicato come il 2021 è rivolto al confronto con il governo, la Cisl non dimentica il cuore del proprio lavoro: la contrattazione. Sul piano nazionale, dopo la chiusura del contratto dei metalmeccanici, a giugno si firma quello delle Poste, mentre a luglio tocca al sistema moda.

A fine luglio viene presentato anche il 6° rapporto Ocsel, l’Osservatorio della Cisl sulla contrattazione di secondo livello, che ha raccolto e analizzato 2.827 accordi aziendali negoziati negli anni 2019 e 2020, di cui 922 il primo anno e 1.905 nel secondo. Le aziende coinvolte nel 2020 sono 1.742 e occupano 489.797 lavoratori, quelle dove si è contrattato nel 2019 sono 679 con 514.030 addetti. Anche nel 2020 si conferma il trend in crescita della contrattazione aziendale nelle piccole e piccolissime imprese, nelle quali già negli anni precedenti si era arrivati a stipulare circa il 30% degli accordi.

Dallo studio emerge che la contrattazione aziendale nel 2020 ha soprattutto sostenuto le imprese e i lavoratori in vista dell’uscita dalla pandemia con oltre l’80% degli accordi che affrontano questo problema. Restano le disparità territoriali: il 65% delle intese è stata concordata nel Nord e solo il 7% al Sud. Il valore medio dei premi di risultato nel biennio è stato di 1.544 euro.

“I dati dell’osservatorio – commenta il segretario generale della Cisl a margine della presentazione del rapporto – mostrano come le relazioni industriali, e la contrattazione decentrata in particolare, siano motori insostituibili di coesione e sviluppo, fondamenta solide sulle quali edificare l’Italia post-Covid. In un anno terribile come il 2020, così come in quello precedente, l’incontro negoziale e bilaterale ha dato frutti determinanti per la tenuta delle aziende, dei territori e del Paese, con soluzioni che hanno attraversato sostegno al reddito, conciliazione, flessibilità organizzativa, welfare”.

Il Covid non condiziona solo la contrattazione aziendale, ma in piena estate diviene occasione di un aspro confronto con la Confindustria di Carlo Bonomi sull’obbligatorietà dell’uso del green pass nei luoghi di lavoro. Tra gli imprenditori qualcuno parla addirittura di licenziamento per chi rifiuta di vaccinarsi. La Cisl respinge questa logica e insiste sulla necessità di aggiornare, rafforzare e adeguare i protocolli sulla sicurezza siglati nella primavera 2020. “Non accettiamo lezioni da nessuno – replica il leader dell’organizzazione -. A Confindustria diciamo di concentrarsi per allargare i punti di vaccinazione nei luoghi di lavoro e di evitare fughe in avanti con iniziative improvvide ed unilaterali, di far rispettare alle proprie associate l’avviso comune contro i licenziamenti. E’ su questo capitolo che dovremmo lavorare unendo sforzi e risorse, non gettando benzina sul fuoco”.

La Cisl decide anche di schierarsi con Maurizio Landini che, respingendo le tesi confindustriali, sostiene la necessità che il governo vari una legge sull’obbligo vaccinale. Una scelta, quella della Cisl, lontana dalla sua impostazione tradizionale che normalmente preferisce la strada della contrattazione rispetto a quella dell’intervento della legge, lasciando alle parti sociali la responsabilità delle scelte nell’ambito del lavoro.

Questa la motivazione portata a sostegno della propria linea: “La Cisl è pronta a sostenere la svolta sull’obbligo vaccinale per tutti, prerogativa che, secondo la nostra Costituzione, attiene solo al Governo e al Parlamento e che non può essere scaricata sulle relazioni industriali. Compito delle parti sociali è aggiornare e migliorare i Protocolli per la gestione degli spazi comuni in tutte le aziende, comprese le mense, e per rilanciare le somministrazioni del vaccino nei luoghi di lavoro”.

Contemporaneamente la Cisl lancia una campagna di informazione nelle fabbriche e negli uffici per sollecitare i lavoratori a vaccinarsi, con l’obiettivo anche di respingere le accuse che alcuni rivolgono al sindacato di assecondare in qualche modo i no vax. Per la Cisl “vaccinarsi è un dovere morale e civile verso sé e gli altri, l’arma migliore per sconfiggere il virus e uscire dalla crisi sanitaria ed economica”.

Mentre tardano ad arrivare la riforma delle politiche attive e degli ammortizzatori sociali e le azioni per il rilancio delle garanzie di occupabilità dei lavoratori, irrompe nel dibattito la proposta di istituire per legge il salario orario minimo. L’idea, rilanciata dal segretario del Pd Enrico Letta - non si sa se per scarsa pratica con la questione, pensando che così si supplisce alla limitata rappresentatività sindacale dei lavoratori precari, o se per assecondare una passione dei 5 Stelle in chiave elettorale -, accolta inizialmente anche dalla Cgil, trova la ferma opposizione della Cisl. “Un salario minimo per legge darebbe la stura alle aziende di uscire dall’applicazione dei contratti nazionali e peggiorerebbe la qualità della vita di milioni di lavoratori – precisa Sbarra – perché molte aziende potrebbero decidere di uscire dall’applicazione dei contratti collettivi nazionali. Molti lavoratori non avrebbero riconosciuti Tfr o tredicesima”. “È solo il contratto lo strumento che assicura le voci aggiuntive che costituiscono la retribuzione complessiva. Il problema è estendere queste coperture a tutti i lavoratori”.

Oltre a quella del salario sono numerose le questioni aperte, dal fisco alle pensioni, ma una in particolare resta al centro dell’attenzione sindacale: quella della salute e sicurezza sul lavoro e delle numerose vittime di infortuni. In un anno di ripresa delle attività, gli incidenti sono quotidiani e il numero dei morti è in crescita continua. Una realtà contro cui Cgil, Cisl, Uil combattono da sempre, ma nonostante tutti gli interventi fatti e le battaglie condotte, lo stillicidio dei morti non sembra avere mai fine. Le organizzazioni sindacali chiedono con forza al governo di assumere provvedimenti rapidi e drastici in grado di garantire davvero la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro e fermare l’insopportabile strage.

“Il governo ci ha comunicato che nel decreto fiscale di ottobre entreranno le prime misure importanti sul tema della tutela della salute e di una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, come avevamo sollecitato negli incontri precedenti – spiega Sbarra al termine del vertice decisivo con il presidente del Consiglio -. Bisogna fermare la strage che ogni giorno insanguina i luoghi di lavoro e ferisce tutto il paese”.

Il nuovo provvedimento prevede l’accelerazione delle procedure di reclutamento e di assunzione di ispettori e di personale tecnico ed amministrativo per rafforzare verifiche, controlli, ispezioni nei luoghi di lavoro. Sarà realizzata una banca dati informatica unica che metterà in sinergia Ispettorato nazionale del lavoro, Inail, Regioni, Asl. E’ prevista la sospensione delle attività in presenza di lavoratori irregolari o di violazione delle norme sulla salute e sicurezza.

Contemporaneamente si intensificano anche le mobilitazioni per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica contro la diffusa mancata applicazione delle norme esistenti. Una manifestazione nazionale con i sindacati di categoria degli edili è programmata a Roma per metà novembre.

Il 2021 si chiude con l’avvio della stagione congressuale della confederazione. La scadenza, a causa dell'emergenza pandemica che ha impedito di organizzare attività in presenza, è stata posticipata di quasi un anno rispetto alla data prevista. L’appuntamento per il 19^ congresso nazionale della Cisl sarà come consuetudine a Roma, dal 25 al 28 maggio 2022. “Esserci per cambiare. Persona, lavoro, partecipazione per il futuro del Paese” lo slogan delle assise.