La Cisl perde uno dei suoi leader più rappresentativi: Pierre Carniti. Con Confindustria si firma il "Patto per la fabbrica". Contributo pubblicato ne l'Annuario del lavoro 2018.
“Come diceva Aristotele, la speranza è un sogno che si fa da svegli. E’ questo l’augurio per tutti voi, per il sindacato, per l’impegno che vi sta di fronte e per le sfide che sono certo saprete raccogliere”. Sono le ultime parole pronunciate in pubblico da Pierre Carniti, che ci ha lasciati lo scorso 5 giugno. L’occasione era la festa per i suoi 80 anni, celebrata a Roma alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la partecipazione di tanti dirigenti e amici della Cisl, del mondo sindacale e non solo.
La perdita del leader che ha guidato la confederazione in uno dei momenti più esaltanti per la storia del sindacato in Italia ha colpito profondamente il corpo e l’anima dell’organizzazione. Il suo lascito più importante è l’appello all’unità che anche quel giorno ha voluto con forza rilanciare. Appello quanto mai utile di questi tempi in cui l’unità sindacale pare essere un valore ormai dimenticato.
Eppure, quando lo spirito unitario prevale si ottengono i risultati migliori, come testimonia l’esito del faticoso cammino che ha portato all’accordo con Confindustria sulla riforma del sistema contrattuale e delle relazioni industriali, in un confronto che sembrava non avere mai fine. Giunto pochi giorni prima delle elezioni, il “Patto per la fabbrica” è stato firmato formalmente il 9 marzo dopo oltre un anno e mezzo di incontri e trattative ed essere stato più volte sul punto di finire su un binario morto. Per la Cisl è sempre stato chiaro che la trattativa, che era partita su una piattaforma unitaria, non poteva che concludersi con una firma a tre. Raggiunto l’agognato risultato è toccato ad Annaria Furlan esprimere la soddisfazione dell’organizzazione e tracciare le prospettive future: “L’accordo tra Confindustria e sindacati è un vero piano di sviluppo per il sistema paese. Un nuovo modello di relazioni industriali partecipative e stabili per alzare la produttività, con più salario, più formazione, più competenze per i lavoratori. Le parti sociali indicano al Paese una strada condivisa e responsabile per favorire la crescita”.
Nel definire il documento, che titola “Contenuti e indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva”, Cgil Cisl Uil e Confindustria hanno individuato tre questioni prioritarie: far crescere i salari, aumentare la produttività e realizzare forme efficaci di partecipazione. Concordate le linee guida, dopo l’estate sono stati avviati dei confronti tecnici per cercare di dare attuazione all’intesa, sia sul versante della rappresentanza, con la misurazione anche della rappresentatività delle imprese, che su quello del nuovo modello contrattuale.
Tra gli obiettivi più significativi dell’intesa sottolineati dalla Cisl c’è la necessità di arginare le pretese delle forze politiche di intervenire con atti d’imperio nel campo delle relazioni industriali: “E’ la contrattazione che fissa i salari, non le leggi”. L’accordo dovrà inoltre porre un freno al proliferare di sindacati e contratti di scarsa o nessuna rappresentatività, molto utilizzati per operazioni di concorrenza sleale.
Al momento della firma è massima la preoccupazione per il governo che verrà dopo che nell’ultimo periodo dell’esecutivo di centrosinistra, superata la fase della disintermediazione, si era finalmente attivato un rapporto costruttivo, segnato in particolare dai rinnovi dei contratti dei pubblici dipendenti, a partire da quello delle funzioni centrali dello Stato firmato alla vigilia di capodanno. “Un fatto estremamente importante che premia gli sforzi della Cisl per ridisegnare le relazioni sindacali nella Pubblica amministrazione a quasi nove anni dalla sottoscrizione degli ultimi contratti delle funzioni centrali. E' un segnale positivo per tutto il Paese”. Segue a fine febbraio il rinnovo del contratto della scuola per oltre un milione di lavoratori.
In vista delle elezioni del 4 marzo la Cisl elabora, come di consuetudine, le proprie proposte per il nuovo esecutivo. Un documento in quattro punti dal titolo: “Italia 2018. La Cisl per l’Europa, il lavoro, il fisco e il welfare”. Un ventaglio di proposte “concrete e realizzabili”, con l’invito a non cancellare tutto ciò che è stato fatto negli anni precedenti. Oltre venti pagine di indicazioni puntuali su tantissimi temi dai migranti alla sicurezza, dalla formazione al lavoro digitale, dal fisco al contrasto alla povertà. Nel corso della presentazione Furlan sottolinea che “bisogna dire la verità agli italiani” e fare delle proposte realistiche.
In precedenza anche Marco Bentivogli, il meno ortodosso dei sindacalisti cislini, ha presentato le sue proposte per proseguire sulla strada dello sviluppo. L’impatto è notevole perché il leader della Fim firma “Un piano industriale per l’Italia delle competenze” insieme al ministro dell’Industria Carlo Calenda. “Se l’Italia non saprà essere all’altezza andremo incontro a un secondo shock sistemico come quello vissuto nella prima fase della globalizzazione - scrivono i due nel documento apparso sul Sole 24 ore del 12 gennaio -. Riteniamo che l’avvio della campagna elettorale mostri una diffusa mancanza di consapevolezza rispetto a questa situazione”.
La freddezza con cui il documento è accolto in casa Cisl, non frenerà certo Bentivogli nel proseguire nella propria elaborazione di proposte per l’industria 4.0 e relazioni industriali innovative. A metà agosto pubblica, questa volta insieme a Massimo Chiriatti, esperto di economia digitale, un articolo che mette in evidenza i vantaggi della tecnologia blockchain per un tessuto produttivo come quello italiano, una tecnologia che può dare risposte anche sui temi legati allo sviluppo di nuove forme di rappresentanza e sui contratti intelligenti. La Fim annuncia, inoltre, che sperimenterà su se stessa l’innovativa tecnologia per le elezioni al prossimo congresso di categoria. Un sistema che potrebbe essere utilizzato nella elezioni delle rsu, consentendo la massima partecipazione e garantendo certezza e segretezza, impossibilità di brogli e immediatezza del risultato. Una sfida lanciata alla Cisl e all’intero sindacato che vedremo se sarà raccolta e come.
Nel frattempo, nel mese di aprile i lavoratori hanno votato con il vecchio metodo per il rinnovo delle rappresentanze nel pubblico impiego e, come consuetudine, le tre grandi sigle confederali vantano ciascuna significativi successi, mentre i risultati definitivi restano sempre difficili da interpretare. Resta il fatto positivo della massiccia partecipazione che premia ovunque Cgil Cisl Uil, come sottolinea la segretaria generale, Annamaria Furlan. “Un voto che ha riscontrato un’altissima affluenza che in talune realtà del Paese ha visto una partecipazione superiore al 90% degli aventi diritto e che vede la Cisl in netto vantaggio sulle altre sigle con un indice di rappresentanza del 27% nel comparto pubblico impiego e sanità e del 29% nel sistema Istruzione che comprende la scuola, l’università e la ricerca”. “I risultati - aggiunge - dimostrano che il sindacato rimane uno dei pochi soggetti in grado di aggregare le persone, combattere l’individualismo e la solitudine di massa che sembra caratterizzare la nostra società”.
Poche settimane prima, il 28 marzo, il Consiglio generale confederale ha messo le basi per la formazione del nuovo gruppo dirigente dell’organizzazione in vista dell’uscita della Furlan, nominando Luigi Sbarra segretario generale aggiunto. “Il suo è un ritorno positivo al mio fianco nella squadra della segreteria confederale dopo tre anni in cui ha fatto un ottimo lavoro alla Fai Cisl - sottolinea la Furlan nel suo intervento -. Gli ho chiesto di tornare accanto a me, per fare cose importanti in una fase in cui la Cisl dovrà riaffermare il suo ruolo centrale nella società italiana”.
Quasi mai, nella storia della confederazione, per gli aggiunti si è poi aperta la porta della segreteria generale, ma così è stato per la Furlan, scelta da Bonanni, e comunque l’indicazione per il futuro appare abbastanza chiara.
Contemporaneamente ha lasciato Gigi Petteni, l’ex leader lombardo che passa alla presidenza dell'Inas, il patronato della Cisl. Un ruolo sempre maggiore nell’azione sindacale tocca infatti ai servizi, destinati agli iscritti e non solo. Puntando a rafforzarne la presenza nei luoghi di lavoro e nei territori, la Cisl ai primi di luglio organizza una apposita conferenza. L’obiettivo è quello di rafforzare la rete che collega i servizi tra di loro e il sistema dei servizi alle strutture della Cisl. “La politica dell'organizzazione dei servizi - spiega la segretaria organizzativa Giovanna Ventura - è parte integrante della strategia Cisl perché contrattazione e tutela individuale sono due aspetti della politica complessiva della confederazione”.
E i lavoratori sembrano apprezzare le linee e la qualità dell’azione della Cisl. Il tesseramento mostra una sostanziale tenuta degli iscritti con oltre 4milioni di associati e una flessione dell’1,22%, da imputare quasi completamente ai pensionati (-44.150 su -49.858 complessivi). Lombardia, con 739.476 tesserati, Veneto (413.624) ed Emilia Romagna (305.907) sono i territori più rappresentativi. Per quanto riguarda le categorie, la più numerosa è la Fist (Federazione Italiana Sindacati Terziario) con 408.421 associati e una crescita del 3,94%, seguita dalla scuola (Fsur) con 259.423 (+5,25%). A conferma delle pesanti conseguenze di quasi dieci anni di crisi, perdono posizioni un po’ tutte le categorie industriali, con una flessione più marcata nelle costruzioni (Filca, -5,85%) e tra i metalmeccanici (Fim, -4,52%).
La crisi, però, non ha limitato l’azione contrattuale del sindacato e, superata la fase più critica, con la definizione di intese che miravano essenzialmente a ridurre i danni per i lavoratori in conseguenza delle difficoltà delle imprese, nell’ultimo periodo la contrattazione è ripartita in modo significativo. Nel 4° Rapporto Ocsel (Osservatorio contrattazione di secondo livello) sulla contrattazione decentrata nel biennio 2016/2017 la Cisl segnala la ripresa di una contrattazione aziendale sempre più innovativa, ricca e diffusa.
“I dati del nostro osservatorio - commenta Sbarra - restituiscono alla Cisl e a tutte le parti sociali un forte e positivo dinamismo della nuova contrattazione aziendale che, mettendosi sempre più alle spalle gli effetti della crisi, riesce a realizzare un maggior dialogo partecipativo e costruttivo tra azienda e lavoratori e a costruire soluzioni e tutele sempre più ricche”. I contenuti delle intese sembrano rispondere a quanto evidenziato in occasione della presentazione del Barometro Cisl sul benessere e il disagio delle famiglie con il ritorno della questione salariale e il fattore di rischio che la stagnazione delle retribuzioni può rappresentare nel quadro macroeconomico del Paese.
Nel 53% degli accordi sono stati infatti negoziati aumenti dei premi salariali, mentre nel 32% sono state introdotte forme di welfare contrattuale, segno di ripresa e di buon andamento delle imprese, mentre calano fortemente gli accordi legati a situazioni di crisi. Resta un deciso squilibrio territoriale che vede la contrattazione aziendale diffusa nel nord (44% del totale) e nei gruppi (33%), mentre scarsa è la diffusione nel sud del paese (5%). La contrattazione non si ferma però solo alle grandi imprese, ma si registrano centinaia di accordi anche nelle imprese fino a venti dipendenti, segno che anche nelle Pmi è possibile diffondere una contrattazione adeguata.
Il rapporto dell’Osservatorio analizza 2.196 accordi aziendali negoziati negli anni 2016 e 2017 (di cui 1.238 il primo anno e 958 nel secondo) in 1.078 aziende che occupano 928.260 lavoratori. La banca dati della Cisl riunisce 8.526 accordi siglati negli ultimi otto anni ed è la più grande raccolta di accordi esistente nel nostro Paese.
Prima dell’estate arriva il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro degli edili e dei chimici, i primi realizzati con il nuovo modello, cui si aggiungono anche quelli del turismo, della ristorazione e della logistica. Questa tra l’altro prevede una prima regolamentazione del rapporto di lavoro dei raider, i lavoratori che consegnano pasti e altro a domicilio con biciclette e furgoncini.
Un capitolo a parte merita il rapporto con il governo gialloverde e i suoi provvedimenti. La novità è tale che prendere le misure dei nuovi governanti non è facile, neppure per un sindacato come la Cisl che ha sempre teso a privilegiare i contenuti rispetto agli schieramenti. Ripercorriamo pertanto insieme le varie fasi, a partire dai giorni che precedono l’insediamento dell’esecutivo, fino alle reazioni alla manovra d’autunno. Ricordando che ad oggi il presidente del consiglio Giuseppe Conte non ha mai incontrato i rappresentati di Cgil Cisl Uil.
“Chiunque verrà dovrà confrontarsi con il sindacato. Noi siamo pronti”. E’ il 5 aprile, è passato un mese dalle elezioni e ancora non si capisce chi governerà l’Italia. Annamaria Furlan, parlando ai dirigenti bresciani della Cisl lancia il suo appello. E prosegue: “Noi abbiamo le nostre proposte, sono chiare, le abbiamo esplicitate ovunque, su lavoro, previdenza, nuovo modello sociale e fisco. Siamo disponibili a confrontarci e a dare il nostro contributo con qualsiasi governo. Non essere populisti significa fare proposte possibili, attuabili, realizzabili”. La leader sindacale formula inoltre un primo giudizio sulle proposte di cui si parla in quei giorni ed evidenzia le preoccupazioni sulle conseguenze delle possibili scelte: “Sento con tanta disinvoltura parlare di abolizione della legge Fornero, di reddito di cittadinanza per tutti: 10, 20 miliardi. Così però si prendono in giro le persone. Vogliamo cambiare il sistema previdenziale? Sono assolutamente d'accordo, ma siccome i costi che si stanno prefigurando sono altissimi, non vorremmo che qualcuno immaginasse che da una parte si dà e con l'altra si toglie tagliando su scuola, ricerca e contratti pubblici”.
La Cisl ha bene in mente quali devono essere i temi sui quali dovrebbe concentrarsi l’azione del futuro governo. Lo evidenzia ancora bene in un’intervista la stessa segretaria generale, mentre chiede che finalmente si arrivi alla nascita di un governo: “Ci vuole un governo che si occupi delle insicurezze del Paese, magari cambiando anche la legge elettorale. Sarebbe necessario superare le divisioni, mettendo al centro il lavoro dei giovani, la lotta alla povertà, una riforma fiscale equa e condivisa con le parti sociali, una politica economica differenziata per il Sud, il bisogno di investimenti produttivi in infrastrutture materiali e immateriali. Questa dovrebbe essere oggi l’agenda comune della politica”.
A metà maggio la Cisl, che ha continuato a sollecitare le forze politiche a dare finalmente un governo al Paese, assecondando gli appelli di Mattarella, va all’attacco della proposta di applicare una flat tax. “Come manteniamo la progressività sancita dalla Costituzione a tutela di chi ha di meno? Le risorse non si possono trovare tagliando le detrazioni fiscali ai lavoratori e ai pensionati”.
Nonostante le critiche più volte espresse, però la Cisl è pronta a cogliere ogni occasione di possibile confronto con il nuovo governo che giura il primo giugno. L’occasione è offerta dall’intervento del vicepremier Di Maio sul tema dei riders. Tocca a Sbarra dare il segnale: “E' condivisibile il richiamo del ministro Luigi Di Maio sul bisogno di dare stabilità a un mercato del lavoro troppo precario. Su questo tema e sulla necessità di rafforzare le tutele dei lavoratori, la Cisl è pronta al confronto”.
Di li a poco il ministro è invitato alla conferenza dei servizi dell’organizzazione dove, all’affermazione della Furlan che “Il governo del cambiamento può aprire nuovi orizzonti a condizione che sappia coltivare il confronto con le grandi organizzazioni del lavoro per il bene del Paese”, risponde con una esplicita apertura: “Nel confronto con i sindacati sui riders abbiamo convenuto che la strada migliore per arrivare ad una soluzione è la concertazione tra governo e parti sociali”.
Così sul “decreto dignità” di luglio il giudizio della Cisl è interlocutorio, valuta che si tratta di un provvedimento del quale condivide gli obiettivi, ma manifesta dubbi su come si pensa di tradurli in norme utili ed efficaci.
Nonostante l’impegnativa affermazione ricordata, l’atteggiamento di Di Maio verso le organizzazioni sindacali è altalenante. Non bisogna dimenticare, infatti, che nella vulgata grillina il sindacato dovrebbe sostanzialmente essere messo da parte per lasciare spazio a un rapporto diretto impresa-lavoratori.
Momenti di forte tensione si vivono in occasione della vicenda Ilva, con Marco Bentivogli durissimo contro i tentennamenti del ministro e i continui rinvii, mentre una sintonia viene trovata a fine settembre con la decisione del ritorno della cassa integrazione straordinaria per cessata attività delle imprese.
Si arriva così alla manovra di bilancio d’autunno con una prima provvisoria, ma non totalmente critica, valutazione della Furlan: “Solo politiche di crescita possono legittimare una deviazione del sentiero della stabilità dei conti pubblici. La decisione dei partiti che sostengono il governo di “sforare” nel rapporto deficit-Pil dovrebbe avere un obiettivo alto e condivisibile: far ripartire l'economia con un grande piano di investimenti pubblici, sostenere le imprese che vogliono innovare e creare occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno, finalizzare la riduzione delle aliquote fiscali alla crescita di tutto il paese”. E sulle pensioni: “Quota 100 è una buona base di partenza”.
I risultati della manovra non si vedranno molto presto. I rischi sono notevoli. La Cisl dovrà valutare bene i propri passi, mantenendo la rotta lungo l’asse dello sviluppo e del lavoro e non assecondando quello dell’assistenza.