martedì 20 ottobre 2020

La Cisl nel 2017

L’anno del XVIII congresso che conferma la leadership di Annamaria Furlan. Contributo pubblicato ne l'Annuario del lavoro 2017 

Definitiva conferma della leadership di Annamaria Furlan, scelta per la tutela delle persone nel lavoro e non solo del posto, apertura di una riflessione su alcuni temi cardine della cultura cislina, impegno a proseguire unitariamente le battaglie sindacali, deciso rilancio della proposta di un nuovo patto sociale tra lavoro, imprese e governo. Questo, in estrema sintesi, il 2017 della Cisl. L’anno del XVIII congresso. 

Un anno iniziato tra aspre tensioni. Gennaio ha visto infatti la non facile decisione di commissariare la Funzione pubblica, la forte categoria del pubblico impiego dove sono state riscontrate irregolarità nel tesseramento, commissariamento giunto dopo quello dell’ottobre precedente dell’Unione regionale della Campania. Decisione che ha provocato una frattura dentro la segreteria confederale con il voto contrario di Maurizio Bernava, Giuseppe Farina e Giovanni Luciano e l’opposizione di alcune importanti categorie. 
L’operazione di trasparenza, avviata con la Conferenza organizzativa di fine 2015, anche in seguito alla burrascosa uscita di Raffaele Bonanni, ha portato a scelte difficili ma prodotto frutti importanti sul piano della correttezza dentro l’organizzazione. Proprio la vicenda del suo predecessore, non facilmente archiviata tra gli iscritti, e i successivi commissariamenti hanno indotto Furlan a indirizzare una lettera ai delegati dal titolo assai indicativo “La Cisl una casa di vetro” che campeggia ancora nella home page del sito Internet confederale. Scrive Furlan: “Se chiediamo più moralità alla società italiana ed alla politica dopo anni di scandali e corruzioni, anche il sindacato deve affrontare il tema del controllo puntuale delle risorse a tutti i livelli con grande severità e trasparenza. Questa è stata fin dall'inizio la nostra scelta. Senza equivoci o tentennamenti. Una sfida che stiamo portando avanti con coerenza, anche attraverso scelte dolorose, ma svolgendo fino in fondo il nostro compito a favore dei nostri delegati, dei nostri iscritti, della nostra gente”. 

Superata la fase critica di inizio anno, con il pieno appoggio del consiglio generale alla linea della segretaria, la Cisl ha potuto volgere l’attenzione al proprio congresso e alle numerose questioni che da troppo tempo stanno sul tappeto, dalla contrattazione alla rappresentanza, dal pubblico impiego alle pensioni, dalle politiche industriali all’occupazione, ai giovani. 

Creare lavoro è la priorità e la Cisl ha elaborato dieci proposte in merito. Un decalogo, presentato il 26 gennaio, che prevede premialità fiscale per le aziende che attivano lavoro di qualità, sviluppo dell’apprendistato, azioni in tema di formazione e dell’alternanza scuola lavoro, politiche attive, contrasto al falso lavoro autonomo. L’ultimo punto è dedicato al tema dei voucher, per i quali - a differenza della Cgil, che ha puntato al referendum - si propone una revisione e un ritorno all’origine della legge Biagi, facendo ricorso a strumenti che devono essere circoscritti alle sole attività realmente occasionali. 

Quando poi il governo, con l’obiettivo di evitare il voto referendario, deciderà di abrogarli, mentre la Cgil esulta la Cisl non mancherà di denunciare l’errore compiuto. Assai esplicito il titolo del quotidiano del sindacato, Conquiste del lavoro: “Resa politica sui voucher. Si torna al nero”. E ancora, quando l’esecutivo si troverà costretto ad approvare una nuova norma sostitutiva, con il rischio addirittura di una rottura della maggioranza, Furlan non mancherà di ricordare come sia “Incredibile scivolare per un pasticcio di stampo ideologico. Abbiamo milioni di disoccupati e litighiamo su regole che riguardano solo lo 0,1% del lavoro”. 

Accanto alle proposte sul lavoro, la Confederazione affronta anche il tema dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo dell’industria dando vita al “Laboratorio Cisl Industria 4.0” con il supporto del Politecnico di Milano. Scopo del Laboratorio è quello di dare vita a “un contenitore di competenze a supporto della contrattazione e del confronto tra il sindacato, il governo e il mondo delle imprese, con l’obiettivo di valorizzare le opportunità offerte da Industria 4.0 e gestire positivamente i riflessi sul lavoro e sull' occupazione”. 

Decisa a spostare il dibattito sulle questioni concrete che rappresentano il cuore dell’azione sindacale e i reali bisogni del mondo del lavoro, nello stesso mese di febbraio la Cisl diffonde i contenuti di due rapporti sulla contrattazione e sul welfare territoriale. 

Dall’analisi dei mille accordi di secondo livello relativi al 2016, la Cisl evidenzia il primo cambio di passo in atto nel sistema industriale italiano. La contrattazione integrativa non è più segnata solo dalla crisi, ma anche dai nuovi processi di competitività. Attraverso la contrattazione decentrata - come sostiene fin dalle origini la Cisl - le imprese possono disporre di strumenti più flessibili per affrontare il difficile confronto sul mercato e allo stesso tempo remunerare adeguatamente il lavoro. 

Il report dell’Osservatorio sulla contrattazione sociale è nato nel 2011 e vive della collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, con l’obiettivo di costruire un sistema informativo stabile. Dall’analisi dei dati emerge che gli accordi realizzati con le amministrazioni locali si sono concentrati soprattutto sulla tutela dei lavoratori a rischio nelle aziende in crisi, sulle persone in condizione di povertà o in pericolo di esclusione, sulla disabilità, sui servizi alle famiglie e ai minori. Ma l’indagine sulle migliaia di intese raggiunte dall’avvio delle rilevazioni evidenzia anche i ritardi dell’azione pubblica su questi temi. La Cisl rivendica pertanto la necessità di “strutturare un welfare dell’inclusione sociale, di largo respiro definendo un terzo pilastro sociale: quello dei servizi di educazione, di cura, per il lavoro e di contrasto alla povertà, in una logica di integrazione tra sistemi, che garantisca realmente la centralità della persona”. 

Messi in campo i temi cruciali sui quali sviluppare prioritariamente l’azione sindacale e forniti i necessari supporti di analisi statistiche ed elaborazioni culturali, la Cisl a febbraio avvia la stagione congressuale. Un lungo e capillare percorso democratico con l’obiettivo di rinnovare il gruppo dirigente ai diversi livelli e rafforzare il radicamento dell’organizzazione nei posti di lavoro e nel territorio. “Un'organizzazione più inclusiva - sottolinea Furlan -, dove i lavoratori tutti abbiano tanto protagonismo”. Il percorso, alla sua conclusione avrà visto lo svolgimento di 1.062 congressi di Federazioni territoriali di categoria, 63 congressi di Unioni territoriali, 400 congressi di Federazioni regionali di categoria, 19 di Unioni regionali e 19 di Federazioni nazionali. 

Gli iscritti nel 2016, sui quali si basano le deleghe congressuali, sono 4.090.681 con un calo del 2,91% (meno 122.509) rispetto all’anno precedente, dopo l’operazione di trasparenza e di verifica interna. I lavoratori attivi rappresentano il 55,42% degli iscritti, con una flessione di 85.520 associati, 73.356 dei quali della Funzione pubblica, la categoria commissariata proprio a seguito delle irregolarità sul tesseramento. Nonostante la pulizia, peraltro, il tesseramento 2016, per quanto riguarda gli attivi, si chiude con un aumento di 4.244 tesserati, grazie alla crescita registrata nel terziario e nell’agroindustria. La categoria più numerosa è la Fist (la federazione del terziario) con 392.947 iscritti, seguita dalla Filca (costruzioni, 258.901) e dalla Funzione pubblica (240.829). La Lombardia è la regione più rappresentativa (con 741.604 tesserati), viene poi il Veneto con 411.854. I pensionati sono 1.755.888, con un calo del 7,31% rispetto all’anno precedente. Il 43,34% degli iscritti complessivi sono donne e il 56,66% uomini. 

Sulla strada che avvicina al congresso nazionale, la Cisl si trova a dover gestire un sistema di relazioni complesse e a volte conflittuali con governo, Confindustria e cugini sindacali. 

Il rapporto meno difficile, probabilmente è proprio quello con la controparte confindustriale. In questa fase, infatti, si continua a lavorare al tentativo di dare concretezza all’accordo sulla rappresentanza e a definire un’utile riforma della contrattazione. 

Per quanto riguarda la rappresentanza, i contratti nazionali sono ormai un migliaio, solo un terzo è firmato da Cgil, Cisl, Uil mentre si assiste a un proliferare di associazioni sindacali e d’impresa al di fuori delle organizzazioni tradizionali. La Cisl, solitamente contraria all’intervento della politica, chiede l’approvazione di una legge che recepisca il testo unico del 2014. 

I successivi rinnovi dei contratti nazionali, generalmente con modalità assai diverse tra di loro, sollevano qualche perplessità sulla possibilità (o la necessità) di definire un modello unico uguale per tutti. La Cisl ritiene però possibile arrivare a un’intesa capace di tenere dentro tutti i settori industriali e spinge perché si giunga al più presto all’accordo. 

“Dobbiamo fare un accordo sul nuovo modello contrattuale ed innovare le relazioni industriali nel nostro Paese”. Insiste la segretaria generale. “Dobbiamo caratterizzare la contrattazione di secondo livello per gestire i necessari cambiamenti, in particolare i processi formativi, in modo da accompagnare i lavoratori anche da un lavoro a un altro. Lo abbiamo già fatto bene con Confcommercio nei mesi scorsi. Per questo a Confindustria diciamo: non c'è più tempo da perdere. Basta mettere il lavoro che abbiamo fatto in questi mesi in bella copia e bella grafia e poi gestirlo”. Ma al momento in cui scriviamo un accordo ancora non c’è. 

Le partire aperte con il governo riguardano in particolare il rinnovo del contratto della pubblica amministrazione, il fisco e le pensioni. Terreni sui quali le tre maggiori confederazioni procedono unitariamente, con l’obiettivo di ottenere un significativo aumento degli stipendi, ridurre il costo del lavoro, evitare l’innalzamento dell’età pensionabile e individuare forme di garanzia previdenziale per i giovani con carriere di lavoro discontinue e precarie. 

Con l’intento di procedere sulla strada unitaria, di fronte all’ennesima crisi di Alitalia, la Cisl, rompendo con la propria tradizione, accetta di sottoporre a referendum l’intesa sottoscritta da tutte le sigle sindacali, anche quelle minori. Intesa che i lavoratori respingeranno aprendo la via al commissariamento della compagnia. Mentre la Cgil rivendica la giustezza della scelta, in casa Cisl voci critiche si alzano da più parti e alla fine sarà la stessa Furlan ad ammettere che il referendum è stato un errore. Ancora una volta, come dopo la vicenda dei voucher, emergono le differenze profonde della cultura sindacale delle due maggiori organizzazioni. Nonostante questo, però, le difficoltà del momento spingono verso un’azione la più unitaria possibile e che vada oltre le sole organizzazioni sindacali. Per questo la segretaria della Cisl a fine maggio ripropone un’alleanza, una patto sociale tra impresa, lavoro e politica per uscire dalla crisi. Proposta che dettaglierà nella relazione al congresso nazionale. Il primo per Annamaria Furlan segretaria generale, eletta nell’ottobre 2014 dal consiglio generale dopo l'addio anticipato di Bonanni, e ora riconfermata alla guida della Confederazione. 

La fase congressuale ha occupato tutta la prima metà del 2017 e si è chiusa, come da tradizione, nella calda estate romana dal 28 giugno all’1 luglio all’Eur. “Per la persona. Per il lavoro” lo slogan scelto. 

Novità assoluta, il congresso si è aperto con l’udienza concessa da papa Francesco ai delegati cislini. Le sue parole sono state un richiamo forte alla necessità che il sindacato non smarrisca le ragioni del proprio agire: “Il movimento sindacale ha le sue grandi stagioni quando è profezia. Ma - ha aggiunto - nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare. Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”. 

Nel pomeriggio tocca a Furlan aprire i lavori delle assise. Molti, come usuale, i temi affrontati. La leader della Cisl spiega così il significato dello slogan che campeggia alle sue spalle: “È tempo di passare dal tutelare il lavoratore nel suo posto di lavoro a tutelare il lavoratore in quanto soggetto sociale. Questo è il senso più proprio e più profondo dello slogan del nostro congresso. Dobbiamo, infatti, pensare a strumenti non più fruibili solo grazie alla copertura di un determinato contratto nazionale, ma che vengano garantiti in tutto il percorso lavorativo. È tempo di puntare non più solo su un sistema di tutele per difendere il posto di lavoro. È tempo di costruire un sistema di tutele per la persona nel lavoro”. 

Un cammino nuovo, una strategia che andrà sperimentata, anche se per la Cisl la strada maestra da percorrere rimane quella della contrattazione, che a partire dal 2016 ha vissuto una svolta importante, con la progressiva ripresa degli accordi su retribuzioni, orario e welfare aziendale. Mentre il governo “ha realizzato aperture prima quasi impensabili a sostegno della contrattazione di secondo livello in materia di produttività e di welfare aziendale”. 

In occasione del congresso la Cisl ha compiuto un passo importante in merito all’iniziativa del legislatore sulle tematiche del lavoro. “Abbiamo avviato una riflessione interna sul tema dell'intervento legislativo a sostegno della contrattazione e della rappresentanza - ha sottolineato Furlan nella relazione -. Questa riflessione deve proseguire, perché dobbiamo sciogliere un nodo culturale prima che politico: definire, con chiarezza, in quali termini la nostra tradizione negoziale è chiamata in causa da una realtà che minaccia la forza contrattuale delle maggiori organizzazioni e gli interessi e le speranze dei lavoratori che rappresentiamo”. 

“Va però affrontato un problema - ha aggiunto -, la moltiplicazione dei contratti e la frammentazione sindacale delle sigle, in particolare delle Associazioni d'impresa, è giunta a livello di guardia. Come abbiamo più volte segnalato, la disarticolazione delle rappresentanze apre la strada al possibile intervento politico-legislativo orientato e deciso discrezionalmente dalla politica”. 

Altro tema su cui ha insistito Furlan è quello delle diseguaglianze, sottolineando l’importanza dell’accordo, di cui Cgil Cisl e Uil sono state protagoniste, tra governo e Alleanza contro la povertà, sul reddito di inclusione, “primo importante presidio di attacco alle radici della povertà”. Reddito di inclusione e non di cittadinanza “perché è quanto uno guadagna con il proprio lavoro che dà dignità all’esistenza, non redditi minimi a pioggia, non assistenza gratuita”. 

Con l’intensa relazione congressuale la Cisl ha lanciato una triplice sfida. Al mondo delle imprese, per “proseguire e completare una prima significativa azione di rilancio del dialogo e delle relazioni industriali”, ma soprattutto per “intensificare intese e accordi che portino a risposte concrete ai reciproci bisogni di lavoratori e imprese”. A Cgil e Uil, perché “è interesse di tutto il mondo sindacale sviluppare e mettere a frutto il tanto lavoro comune che ci ha visto e ogni giorno ci vede impegnati, a partire dai temi della contrattazione e della previdenza che più danno senso al nostro fare”. Alla politica e alle istituzioni, per “una maggiore attenzione alle proposte del fronte sindacale: sul fisco, sul welfare, sulle diseguaglianze, sullo Ius soli”. 

Una prima risposta è venuta dal Presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, intervenuto subito dopo Annamaria Furlan. Non ci interessa qui sottolineare quanto ha detto, bensì evidenziare il valore della sua presenza. Ricordate quando ai tempi del governo Renzi si parlava di disintermediazione sociale, che concretamente voleva dire presenza del capo del governo a tutti i convegni confindustriali e nessun rapporto con le organizzazioni sindacali? Sembrano passati secoli, ma in realtà sono solo pochi mesi. Oltre a Gentiloni, hanno portato il loro contributo al congresso, partecipando a tavole rotonde e dibattiti, i ministri del Lavoro Giuliano Poletti, dello Sviluppo economico Carlo Calenda e la sottosegretaria alla Presidenza del consiglio Maria Elena Boschi. Un segno dei nuovi tempi. 

Le presenze, il dibattito, i voti hanno segnato un rafforzamento della leadership di Annamaria Furlan. La nuova segreteria ne è l’evidente conferma. Usciti i tre che avevano votato contro il commissariamento della Funzione pubblica (oltre a Bernava, che già a marzo era passato a Fondimpresa, hanno lasciato Farina e Luciano), hanno fatto il loro ingresso i nuovi Angelo Colombini, proveniente dalla Femca, il sindacato di chimici e tessili, e Andrea Cuccello, già segretario della Cisl del Lazio. Completano la squadra i confermati Gigi Petteni, Maurizio Petriccioli, Piero Ragazzini e Giovanna Ventura. 

La ripresa autunnale ha riportato al centro dell’azione sindacale il confronto con il governo e con Confindustria. Incontri si sono susseguiti senza arrivare a risultati significativi. 

Furlan ha insistito sulla necessità che gli sgravi per l’assunzione dei giovani siano rafforzati “per le imprese del sud e per quelle che offrono al nuovo assunto anche un percorso di formazione”. Per quanto riguarda le pensioni, pur ribadendo unitariamente la necessità di un blocco dell’aumento dell’età pensionabile, di fronte alle chiusure del governo, la Cisl ha proposto che il tema dell’aspettativa di vita sia considerato “a partire dai lavoratori più in difficoltà”. La legge di bilancio ha accolto alcuni di questi suggerimenti e quindi “non c’è bisogno di rullare i tamburi” anche se resta la “nota dolente” della previdenza.