giovedì 9 febbraio 2023

La Cisl nel 2022

Il 2022 è un anno segnato da una profonda divisione sindacale. Da una parte la Cisl e dall'altra la Cgil e la Uil che sui temi più generali e il rapporto con il governo marciano su binari così lontani come non si vedeva dagli anni '80. Contemporaneamente, però, rinnovano insieme molti contratti, nazionali e aziendali. Il XIX congresso della Cisl conferma Luigi Sbarra alla guida della confederazione e le tradizionali idee di sindacato che caratterizzano la Cisl. 

 “Fatico a capire Landini”. E’ luglio, il governo Draghi si avvicina alla conclusione del suo percorso e il segretario della Cgil sembra annunciare una discesa in campo del sindacato perché c’è “una rottura tra lavoro e politica”. Quando in un qualsiasi rapporto un partner afferma che non comprende più l’altro significa che ci si sta avviando alla rottura. E così avviene. Sbarra, che non condivide le critiche del collega all’azione dell’esecutivo, esplicita la difficoltà a comprenderne le ragioni e ne approfitta per puntualizzare la differente idea di sindacato che anima la sua organizzazione: “Il modello sindacale a cui si rifà la Cisl è quello di una soggettività politica autonoma, che non vuole sostituirsi ai partiti di qualunque colore o surrogare il loro ruolo e la loro rappresentanza fuori e dentro il Parlamento”.
E’ un punto fermo che segna il nuovo allontanamento tra le due maggiori confederazioni, seppure impegnate a gestire insieme battaglie contro le morti sul lavoro, rinnovi contrattuali e confronti con il governo, ma con progetti sempre più divergenti. Le distanze tra i leader sindacali si erano già evidenziate in maniera quasi plastica in occasione del congresso confederale della Cisl dove, per la prima volta dopo moltissimi anni, Bombardieri e Landini non sono stati invitati a portare il loro saluto alla platea. I due, in risposta, ma con motivazione ufficiale di entrambi “per inaspettati impegni di natura familiare e personale”, non si sono presentati alla tavola rotonda cui erano annunciati.

Un cammino di allontanamento iniziato nel mese di dicembre ‘21, quando la Cgil, cui si accoda la Uil, decide uno sciopero generale per il 16 del mese contro il governo. Una protesta che in casa Cisl viene interpretata come una iniziativa politica più che sindacale. Un’azione anomala, uno sciopero che la confederazione di via Po condanna per l’inconsistenza delle motivazioni e per gli effetti negativi sul sindacato.

“Una decisione sbagliata e controproducente – sottolinea Luigi Sbarra, che lancia un appello a recedere dalla protesta -. Cgil e Uil ci ripensino, non compromettano il clima di unità costruito in questi mesi”.

Ma l’appello resta inascoltato e ciascuno procede per la sua strada sempre più distante. Il giudizio della Cisl sulla manovra, contrariamente a quello delle altre confederazioni, è sostanzialmente positivo, merito anche dell’azione sindacale, sostiene in una nota il segretario generale: “È una Legge di bilancio notevolmente migliorata quella approvata oggi in via definitiva dalla Camera dei deputati. Una manovra partita a ottobre con ampie zone d`ombra, e arrivata al traguardo molto diversa, espansiva e con importanti elementi redistributivi. Raccogliamo i frutti di un`azione sindacale responsabile, che ha puntato a riallacciare e consolidare il confronto con il governo per rafforzare il profilo sociale del provvedimento”.

Questo non significa sostenere in modo acritico l’azione governativa. La Cisl sente la necessità di ribadire ancora una volta le proprie proposte per un patto sociale con sindacato e imprese e una nuova politica dei redditi. Allo stesso tempo conferma la contrarietà all’introduzione di un salario minimo per legge - “per i lavoratori poveri una risposta sbagliata” – chiedendo invece un rafforzamento della contrattazione nazionale. “Concertazione, contrattazione e partecipazione – rimarca il leader cislino in una intervista ad Avvenire agli inizi di gennaio – rimangono gli strumenti per ridisegnare il sistema economico”.

Per spingere la crescita dei salari contro la perdita del potere d'acquisto dovuta all'incremento dell'inflazione e al caro bollette la Cisl rivendica la detassazione strutturale sui premi di produttività e la riforma del fisco per abbattere il cuneo: “Premi di produttività esentasse, se frutto di accordi collettivi aziendali o territoriali, con la detassazione resa strutturale. Insieme al rinnovo dei contratti nazionali, ad un aggiornamento del Patto della fabbrica che resta uno strumento fondamentale in questa delicata fase di transizione”.

Come non bastassero le vicende di casa nostra, ad allontanare ancor di più Cisl e Cgil interviene anche l’invasione russa dell’Ucraina. Appena sei giorni dopo che le tre confederazioni sono in piazza a Roma insieme per condannare l’aggressione di Putin e per esprimere la solidarietà del mondo del lavoro al popolo ucraino, oltre che sostegno alle decisioni del governo italiano e dell’Europa di inasprire le sanzioni contro Mosca, ecco l’annuncio della Cgil di tornare a manifestare da sola. Iniziativa che ripropone antiche e nuove divisioni nelle organizzazioni sindacali.

La Cisl non condivide “quel pacifismo da salotto, considerato quasi filo-russo, che mette in discussione l’appartenenza dell’Italia alla Nato e che si dichiara contro le sanzioni e l’invio di armi in Ucraina come votato dal Parlamento”.
La Cisl da parte sua attiva un fondo di solidarietà a sostegno ai programmi di aiuti umanitari ai profughi e alle famiglie colpite dalla guerra.

Nel frattempo è in pieno svolgimento la stagione congressuale e la segreteria confederale ad aprile presenta i dati degli iscritti sulla cui base si terranno le assise nazionali: i tesserati del 2021 sono 4.076.033, con un aumento di 6.922 adesioni rispetto all’anno precedente. Daniela Fumarola, segretaria organizzativa, sottolinea in particolare l’incremento di quasi l’1% tra gli attivi. “Registriamo nell’ultimo anno una forte crescita della nostra organizzazione tra i lavoratori attivi in molti settori produttivi importanti del paese, nonostante il perdurare della pandemia e della emergenza economica. È un dato positivo ed incoraggiante che conferma l’apprezzamento da parte dei lavoratori della linea sindacale responsabile, concreta e partecipativa portata avanti dalla Cisl a tutti i livelli”. L’aumento degli iscritti è generalizzato su quasi tutto il territorio nazionale e in molte federazioni di categoria. I lavoratori attivi rappresentano il 58,89% dei tesserati, con un incremento di 21.876 associati (più 0,92%). Il sindacato dei pensionati conta 1.675.678 aderenti.

Il 48,82% degli iscritti alla Cisl sono donne ed il 51,18% uomini. Dal punto di vista anagrafico, tra gli attivi il 26,38% ha meno di 40 anni, il 28,55% ha tra 41 e 50 anni ed il 45,06% ha più di 50 anni. I nati all’estero sono 368.950 e rappresentano il 16,22% degli iscritti alla confederazione, a riprova di una organizzazione sindacale sempre più multietnica e multiculturale. I paesi più rappresentativi dei nati all’estero sono la Romania con il 17,35%, l’Albania con il 10,89% e il Marocco con l’8,13%.

Anche i risultati delle elezioni delle Rappresentanze sindacali unitarie nel pubblico impiego, che si tengono il 5, 6 e 7 aprile 2022, confermano il buon radicamento della Cisl. Luigi Sbarra e il segretario della Funzione pubblica, Maurizio Petriccioli, affermano che “la Cisl Fp si conferma il sindacato più rappresentativo nel pubblico impiego”. Buona la tenuta della Cisl Scuola, che con il 24,5% di voti, in crescita dal 23,8% del 2018, si colloca al secondo posto tra i votanti, non molto distante dalla Cgil.

Si arriva così al XIX Congresso confederale che si apre mercoledì 25 maggio presso la Nuova Fiera di Roma, con i saluti delle istituzioni e la relazione del segretario generale. “Esserci per cambiare. Persona, lavoro, partecipazione per il futuro del Paese”, lo slogan che si ispira a una frase della partigiana e parlamentare Dc Tina Anselmi. Alle assise nazionali partecipano oltre mille delegati che riconfermeranno alla segreteria generale Luigi Sbarra, che aveva sostituito Annamaria Furlan nel marzo dell’anno precedente.

Poche le novità proposte da Sbarra nella sua relazione, ma una puntigliosa conferma dell’idea di sindacato che caratterizza la Cisl. Il modello indicato dal segretario è “un sindacato che non rinuncia al conflitto e alla lotta quando è necessario, ma che ambisce ed è capace di essere strumento di trasformazione del modello di sviluppo in senso solidale e partecipativo”. Rivolto ai leader della altre confederazioni, aggiunge: “Agli amici di Cgil e Uil diciamo che bisogna ritrovarsi su modelli, contenuti e percorsi sindacali e interrogarsi su quali sensibilità sociali vogliamo portare non solo negli anni Venti, ma nei prossimi venti anni. Noi pensiamo vada consolidato il disegno di un sindacato autonomo e contrattualista, riformatore e pragmatico”. “Un soggetto lontano da modelli novecenteschi basati sul conflitto e l’antagonismo – rimarca ancora il leader cislino -. Anche se ovviamente non rinnega il conflitto e la mobilitazione, quando è necessaria, ma non li innalza nemmeno a ideologia o totem. L’unità non è un feticcio fine a se stesso, e non vuol dire omologazione a un pensiero unico sindacale”.

Sbarra ribadisce la necessità di un nuovo e moderno patto sociale “che metta tra le priorità la qualità e la stabilità del lavoro, il rilancio degli investimenti e la coesione sociale”, una nuova politica dei redditi, una riforma fiscale con il taglio del cuneo, il confronto con il governo sulle pensioni - “no allo scalone Fornero” - e più incentivi alla contrattazione di prossimità. Questi i temi centrali dell’intervento, che sintetizzano con puntualità le scelte e l’azione condotta dal sindacato cislino nel suo percorso.

L’idea più volte ridetta della necessità di un nuovo accordo di concertazione tra parti sociali e governo, Sbarra la richiama anche nel saluto al capo dell’esecutivo Mario Draghi dopo il suo intervento in congresso: “Come ha detto il premier – sottolinea il segretario della Cisl - dobbiamo impegnarci a costruire il nuovo partendo da una prospettiva coraggiosa e soprattutto condivisa dalle parti sociali, come è stato fatto nel ‘93 con il protocollo Ciampi. Quella è la via. Oggi più che mai”.

Un appello simile Luigi Sbarra lo rivolge anche al leader della Confindustria Bonomi introducendo una tavola rotonda che tiene nell’ambito del congresso: “Vorremmo costruire un nuovo Patto sociale che contribuisca a realizzare un Paese solidale, produttivo, in cui coesistano piena e buona occupazione, competitività e capacità di adattamento, innovazione e democrazia economica”. Ma lo stesso giorno Bonomi chiude definitivamente la porta in faccia alla Cisl annunciando che “il patto è impossibile. Non c’è il clima, tutti cercano solo aiuti dal governo”.

Sbarra insiste comunque sulla necessità di riprendere il confronto con le imprese, con una alleanza forte da recuperare. “Il lavoro, qualunque esso, sia deve essere un luogo di vita – aggiunge a proposito dei continui incidenti in fabbriche e cantieri -, non il posto dove si ammalano o muoiono le persone. Il presidente Bonomi sa che come Cisl non abbiamo fatto di tutta l’erba un fascio, perché ci sono tante imprese che hanno investito e continuano a farlo sul tema della salute e della sicurezza sul lavoro, ma esiste una moltitudine di realtà aziendali che continua a ritenere la sicurezza un costo e non un investimento”.

Le conclusioni del congresso confermano l’allargamento della frattura tra la Cgil (e la Uil) e la Cisl. Le due confederazioni maggiori assumono posizioni sempre più spesso differenti, decise l’una a dare corpo alla propria azione con il ricorso alla lotta, l’altra a seguire la via del dialogo e del confronto.

Questo processo di allontanamento avviene mentre le relazioni industriali vivono un momento tutto sommato positivo. I contratti di lavoro si rinnovano, sia quelli nazionali di categoria che quelli relativi a singole imprese, con conquiste significative. Numerose le intese raggiunte nel corso del 2022. Edilizia: un contratto che interessa oltre un milione di lavoratori “che punta su qualità, formazione e una maggiore sicurezza, oltre ad incentivi per favorire l’occupazione dei giovani”. Autoferrotranvieri: che riguarda 120mila addetti al trasporto pubblico locale, contratto scaduto da ben quattro anni e mezzo. Addetti ai servizi ambientali: con 100mila lavoratori. Firma definitiva del contratto delle Funzioni centrali della pubblica amministrazione. Contratto collettivo nazionale per gli operai agricoli e florovivaisti, che interessa oltre duecentomila imprese e più di un milione di persone.

Tra gli accordi più significativi figura senz’altro il rinnovo del contratto nazionale del settore chimico e farmaceutico, con un aumento a regime di 204 euro. Un’intesa raggiunta a tempo di record, in anticipo sulla scadenza della precedente e senza un’ora di sciopero. Il contratto interessa una platea di circa 210mila lavoratori in oltre tremila aziende. A questo seguiranno quello dell’energia e del petrolio.

Quasi contemporaneamente, ma in deciso ritardo rispetto ai tempi corretti, arriva l’intesa all’Aran per il rinnovo del Ccnl della sanità, che coinvolge oltre 550mila addetti e quella del comparto funzioni locali che interessa circa 430mila lavoratori.

“Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti - sottolinea il segretario a proposito dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego - perché con la firma si consolida il processo di innovazione e modernizzazione delle pubbliche amministrazioni, che la nostra organizzazione si pone come obiettivo. Ribadendo che il personale non dev’essere più considerato un costo ma una preziosa risorsa su cui investire per il mantenimento e il miglioramento dei servizi che il Paese deve garantire a cittadini e imprese”.

Nel confronto tra le organizzazioni sindacali e il governo un tema ritorna con continuità, coinvolgendo anche le forze politiche: quello del salario minimo. Sbarra ripete in numerose occasioni la contrarietà della Cisl alla definizione di un valore di riferimento per legge. “Non servono automatismi antistorici che innescherebbero una pericolosa spirale né salari minimi di stato che farebbero uscire milioni di persone dalle buone tutele dei contratti – spiega -. La via resta quella pattizia, dell’estensione dei migliori contratti”. “La responsabilità comune deve esprimersi nel rinnovo dei contratti nazionali e trovando soluzioni più eque per il riallineamento dei salari all’inflazione reale”.

“Un buon contratto vale molto di più di un semplice minimo tabellare – aggiunge il segretario generale dei metalmeccanici della Fim, Roberto Benaglia -. Per garantire la tenuta del potere d’acquisto delle retribuzioni occorre attivare tre leve: rinnovare i contratti, estendere l’applicazione dei contratti rappresentativi e tagliare il cuneo fiscale per ridurre il peso delle tasse sul lavoro”.

Commentando la decisione dell’Unione europea che sollecita – ma non obbliga - i Paesi membri ad adottare per legge il salario minimo, il segretario generale della Cisl ribadisce che l’intervento legislativo non è la risposta al lavoro sottopagato. “Il lavoro povero lo combattiamo e lo contrastiamo facendo lavorare di più giovani e donne, intrappolati in part-time involontario, in stage, in tirocini extracurriculari, nelle false partite iva, nelle coop spurie e nell’esperienza del praticantato. Il salario minimo rischia di essere la risposta sbagliata perché schiaccia verso il basso retribuzioni medio basse”. L’approvazione definitiva della direttiva Ue sarà, però, giudicata positivamente grazie alla scelta del Parlamento europeo di valorizzare la contrattazione in linea con quanto sempre sostenuto dalla Cisl.

Proprio mentre le organizzazioni sindacali si confrontano con la proposta del ministro Orlando che tenta una sintesi del dibattito sul salario - “facciamo derivare il salario minimo, comparto per comparto, dai contratti comparativamente maggioritari. Non è salario minimo contro contratto” - il governo Draghi annuncia le dimissioni e il presidente Mattarella scioglie le Camere e manda gli italiani al voto il 25 settembre.

Una crisi di governo sconsiderata e rischiosa, con una guerra in corso e la recessione alle porte. Sbarra: “E’ insensato aprire un crisi di governo con il Paese stretto in una doppia morsa: inflazione, prezzi e tariffe alte con nuove diseguaglianze e il rischio di una stagione di recessione. Ed è ancora più assurdo farlo su un provvedimento aiuti da 23 miliardi finalizzati a sostenere lavoratori dipendenti, pensionati e famiglie”.

Di fronte ad una campagna elettorale sguaiata, nella quale i partiti si affannano a fare promesse che sanno non realizzabili, la Cisl non può far altro che auspicare “il ritorno a una sana competizione elettorale in cui le forze politiche non piantino bandierine ideologiche ma prendano a riferimento un’agenda sociale credibile, riformatrice e partecipata dalla società civile”.

A pochi giorni dal voto il sindacato presenta la sua agenda per il nuovo governo: un programma in 12 punti “per rilanciare lavoro e coesione, investimenti e produttività, inclusione e politiche sociali, contrattazione e partecipazione” dal significativo titolo “Ripartire insieme”.

E a risultati consolidati Sbarra conferma il tradizionale atteggiamento della sua organizzazione nei confronti del governo: “Le urne hanno dato un risultato netto, affidando un grande onere al centrodestra e al partito guidato da Giorgia Meloni. Il nuovo governo dovrà coinvolgere nelle dinamiche di decisione il sindacato e il riformismo sociale. La Cisl, come sempre, giudicherà l’albero dai frutti, senza pregiudizi, esercitando la propria soggettività politica con autonomia, cercando il dialogo, senza timori né timidezze”.

E mentre Landini molto probabilmente si prepara a guidare l’opposizione contro l’esecutivo della destra, Sbarra indica il sentiero della partecipazione come “l’unico che può farci arrivare a traguardi stabili ed equi”.